Ambientate in un tempo indeterminato, in luoghi indefiniti
in cui i sogni possono avverarsi e dove la lotta contro il male si conclude sempre col
trionfo del bene, le fiabe piacciono agli adulti e ai bambini e questo, il cinema e la televisione, lo
sanno. Nate per intrattenere, le fiabe hanno una origine popolare e derivano
dalle storie raccontate durante impieghi comuni e automatici, che proprio
perché automatici, non richiedevano alla mente particolare concentrazione e
permettevano quindi di ripetere novelle con esattezza e attenzione. Umani sono
i protagonisti delle vicende raccontate. Uomini e donne si muovono
tra castelli da sogno, catapecchie, foreste tenebrose e terrificanti, paesi
lontani, borghi ricchi di botteghe. Tutti hanno pericoli da superare, magie
buone o cattive con cui confrontarsi, spiriti benefici o malefici, demoni,
streghe, fate che intervengono a complicare o agevolare situazioni. Nato come
forma di evasione, il cinema non potrà mai fare a meno delle fiabe. Tra gli
ispiratori di soggetti per le sceneggiature hollywoodiane, i fratelli Grimm
sono al primo posto. Rapunzel, pubblicata dai due filologi tedeschi tra il
1812 e il 1822, è stata prodotta della
Disney nel 2010 in versione dissacrante e ha incassato al botteghino la cifra
di 590 milioni di dollari. E ancora: Biancaneve e il cacciatore, con la Kristen Stewart di Twilight, incassa 400 milioni di dollari; Hansel & Gretel – cacciatori di streghe 3D va ben oltre i 200 milioni di dollari di incasso, per non parlare delle numerose nomination al Goya (ambito premio cinematografico spagnolo) di Blancanieves pellicola co-prodotta da Spagna e Francia ambientata in una Andalusia degli anni venti. Insomma gli sceneggiatori attingono a piene mani
dalla tradizione favolistica; devono solo stare attenti al come mostrare sul
grande schermo le fiabe al pubblico che,
sulla base degli incassi al botteghino, sembra gradire la "contaminazione" e la non-convenzionalità.
Tra gli avvenimenti più significativi dell'età moderna, l'invenzione della stampa, le rivoluzioni politiche, l'ascesa della borghesia, la rivoluzione scientifica, c'è la scoperta dell'infanzia. Philippe Ariès, storico francese in un suo libro pubblicato nel 1960, ha sostenuto che l'infanzia nasce con l'età moderna. L'infanzia nelle classi agiate comincia ad essere considerata con il Rinascimento e si afferma nel XVII secolo. Nei dipinti medioevali, per esempio, i bambini erano ritratti come piccoli adulti, con gli stessi abiti e persino lo stesso volto. Non erano mai raffigurati da soli segno che la loro individualità non è contemplata. Nella festa selvaggia di Brueghell i bambini mangiano e bevono in mezzo a uomini e donne che si rincorrono senza controllo. É solo in età moderna che compaiono i primi ritratti di bambini, da soli o in gruppo e con sembianze infantili, mentre giocano fra loro. Dunque nel medioevo l'infanzia era sostanzialmente ign
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