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Addio alle armi di Ernest Hemingway

Ernest Hemingway scriveva periodi brevi in uno stile semplice e diretto al punto da apparire, secondo il parere di scrittori a lui contemporanei che preferivano una scrittura che lasciasse maggiormente trasparire le emozioni,  scarno e telegrafico. Indubbiamente la sua esperienza come reporter e la scrittura di pezzi giornalistici aveva lasciato un' impronta indelebile sul suo stile. La chiarezza, obiettivo principale quando faceva il giornalista, lo induceva a prediligere un linguaggio che fosse il più vicino possibile al parlato: frasi brevi, poche subordinate, un uso frequente dei sostantivi e dei verbi al posto di aggettivi e avverbi. La brevità dei periodi, uno dei tratti più facilmente riconoscibili nello stile dello scrittore americano, contribuiva a dare alla narrazione un ritmo serrato. Questa caratteristica del ritmo la raggiungeva attraverso la scelta di parole più brevi e l'omissione della virgola, al posto della quale preferiva utilizzare la congiunzione coordinativa "e".
Di seguito l'incipit di uno dei suoi romanzi più famosi: Addio alle armi

Sul finire dell'estate di quell'anno eravamo in una casa in un villaggio che di là del fiume e della pianura guardava le montagne. Nel letto del fiume c'erano sassi e ciottoli, asciutti e bianchi sotto il sole, e l'acqua era limpida e guizzante e azzurra nei canali. Davanti alla casa passavano truppe e scendevano lungo la strada e la polvere che sollevavano copriva le foglie degli alberi. Anche i tronchi degli alberi erano polverosi e le foglie caddero presto quell'anno e si vedevano le truppe marciare lungo la strada e la polvere che si sollevava e le foglie che, mosse dal vento, cadevano e i soldati che marciavano e poi la strada nuda e bianca se non per le foglie.
(Traduzione: Fernanda Pivano)




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