Non che assomigliasse ai poliziotti resi popolari dalle caricature. Non
aveva né baffi né scarpe a doppia suola. Portava abiti di lana fine e di buon
taglio. Inoltre si radeva ogni mattina e aveva mani curate. Ma la struttura era
plebea. Maigret era enorme e di ossatura robusta. Muscoli duri risaltavano
sotto la giacca e deformavano in poco tempo anche i pantaloni più nuovi.
Pietr il Lettone (del 1931)
Cappotto nero che accentua una corporatura massiccia e imponente, una pipa che ne disegna gli stati d'animo, una buona forchetta: questi sono alcuni degli elementi che contribuiscono alla forte caratterizzazione di uno dei personaggi letterari più amati dal pubblico, il commissario Maigret. Nato dalla penna di Georges Simenon (Liegi 1903- Losanna 1989), Jules Maigret fa la sua prima comparsa con l'apparizione sbiadita e senza i contorni che risulteranno poi familiari ai suoi lettori in Train de nuit (1929) per ritornare a breve distanza in La jeune fille aux perles e La femme rousse : sono "libretti popolari che relegano la componente investigativa sullo sfondo, confusa e sfocata proprio come la figura del nascente commissario Maigret". Fu con il libro successivo, La maison de l'inquiétude, (stampato in Italia nel Romanzo Mensile nel gennaio del 1931 con il titolo La casa dell'inquietudine) che Maigret diventa il personaggio principale della narrazione, collocato nell'ufficio spartano del Quai des Orfevres, sulla punta dell'Île de la Cité, in place Dauphine.
Quell'ufficio diverrà una delle
ambientazioni fisse della serie Maigret che, secondo Simenon, ha inizio
soltanto con il noir folgorante e immenso Pietr le Letton pubblicato dall'editore Fayard sul settimanale Ric
et Rac dal 19 luglio al 11 ottobre 1930 e riproposto in volume nel maggio del
1931.
Ma chi è Maigret?
Maigret è un ispettore
di polizia dal passato traumatico. È sposato con Louise, originaria
dell'Alsazia, abita a Parigi -"una città variopinta come le
illustrazioni di un libro per bambini"- in un appartamento sul
boulevard Richard-Lenoir nell'undicesimo arrondissement, ma quando può scappa
nella sua provincia, a Meung-sur-Loire. Protagonista di ben settantacinque
romanzi tradotti in più di sessanta lingue in tutto il mondo, Maigret è fedelissimo
alle sue abitudini; spesso cupo e di cattivo umore, prova piacere nel
fare le cose da solo, anche gli stessi pedinamenti, e mentre fagocita tabacco,
indaga affidandosi all'istinto "cercando di cogliere le atmosfere, l'essenza
dell'ambiente in cui è stato commesso il delitto".
E' l'ambiente che condiziona
l'uomo e, quando le circostanze ambientali raggiungono il "limite",
il "punto di non ritorno", chiunque potrebbe essere il colpevole.
E con l'ambiente che Maigret si fonde, cercando di penetrare a fondo nella vita, nelle abitudini, nelle reazioni ed i costumi delle persone coinvolte, siano essi vittime, colpevoli o testimoni. Il commissario entra così nel loro mondo, parla con naturalezza il loro linguaggio, si sente a casa propria e del mondo, in generale, cerca di cogliere la complessità e la molteplicità. Comprende ma si rifiuta di giudicare i criminali a cui dà la caccia.
Mai avrei potuto fare il giudice perché sono sicuro che non avrei
mai preso su di me la responsabilità di giudicare un uomo. (Maigret
sotto inchiesta - 1964).
Commenti
Posta un commento