Considerato uno dei più grandi romanzieri americani, Herman Melville è l'autore di un classico del simbolismo, denso di significati e di emozioni: Moby Dick. La balena a cui il capitano Acab incessantemente dà la caccia è un simbolo del Sè, dell'integrazione del Sè che manca al capitano. Nell'odio che diventa ossessione, nel desiderio di vendetta che distrugge la vita altrui, cieco a qualsiasi morale che non sia la sua, Acab non raggiunge mai la balena, non ne è capace come non è capace di moderazione, di sensibilità, di perdono. A lui si contrappone Ismaele, simbolo della moderazione.
Leggiamo l'incipit...
Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa - non importa quanti
esattamente - avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che
m'interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte
acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare
la circolazione. Ogni volta che m'accorgo di atteggiare le labbra al torvo,
ogni volta che nell'anima mi scende come un novembre umido e piovviginoso, ogni
volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di
pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente
ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto
principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare
metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di
mettermi in mare al più presto.
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