Tra lande dure e monotone, in una
desolazione senza pari, “tra cime assolutamente sconosciute ai turisti, in
quella antica regione delle Alpi che penetra in Provenza” dove l’unica
vegetazione che vi cresce è la lavanda selvatica, un pastore, Elzeard Bouffier, trascorre la maggior parte del suo tempo a piantare ghiande.
E continua sua opera senza sosta anche durante la Prima e la Seconda Guerra
Mondiale. Il suo scopo è quello di dare vita alla natura che lo circonda e, nel
corso degli anni, il suo paziente lavoro produce bellissimi frutti.
Scritto nel 1953 dal francese Jean Giono, L'homme qui plantait des arbres, tradotto
in italiano in L’uomo che piantava alberi, è la storia di un amore per la
natura, o più precisamente di una “politica dell’albero” per usare una
espressione dello stesso autore, anche se “la parola politica sembra non
corrispondente”. Simboli atavici di stabilità e saggezza, espressioni della
grandezza del cosmo, gli alberi fin dagli inizi hanno fornito cibo e ossigeno
per la vita. Nel corso dell’evoluzione dell’uomo hanno fornito anche riparo e
medicine. Oltre al valore pratico e commerciale, è il loro valore ecologico e
ambientale ad essere immenso così come incommensurabile e il loro valore spirituale
e personale. Quanti dei nostri ricordi d’infanzia includono alberi del vostro giardino,
del vecchio quartiere o della scuola?
Nel 1987, Frédéric Back
adattò la trama del racconto creandone un cortometraggio vincitore di numerosi premi
fra cui l’Oscar nel 1988 per il miglior cortometraggio
d'animazione.
Titolo: L'uomo che piantava alberi
Autore: Jean Giono
Casa editrice: Salani
Prezzo: € 10,00 (cartaceo); € 6,99 (digitale)
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