Ogni individuo durante la propria vita vive una serie di emozioni e stati d’animo ambivalenti: amore/odio;tristezza/allegria; invidia/ammirazione.
L’invidia, sentimento negativo, si prova nei confronti di una o più persone che posseggono qualcosa che noi non abbiamo, e si manifesta in una forma di fastidio di fronte alla felicità dell’altro.Quando tale sentimento diventa difficile da gestire subentra nella sfera del patologico. Si tende spesso a confondere l’invidia con la gelosia, ma facciamo chiarezza. La gelosia, nasce dall'ansia o dalla paura di perdere qualcosa che appartiene già al soggetto, paura che questo qualcosa possa essere sottratto. In tal senso la gelosia può essere considerata come una conseguenza o meglio un’evoluzione elaborata del primitivo senso di invidia. Anche la gelosia cosi come l’invidia in casi estremi, può divenire patologica e distruttiva quando con azioni specifiche e mirate si lede il soggetto invidiato o di cui si reclama un indiscusso possesso. Così come tutti gli stati d’animo negativi (l’odio, il rancore) l’invidia è deleteria e molto dolorosa anche per chi la sperimenta. L’individuo crea, infatti, meccanismi diversi che tendono sempre a svalutare l’altro o addirittura a volere distruggere la sua felicità o sperare che succeda impedendo a se stesso di vivere una vita autentica.
Volendo tracciare un ipotetico quadro storico dell'invidia, possiamo affermare che essa è un sentimento antico che nasce con l’individuo già agli albori della vita. Si pensa che già nella vita intrauterina il bambino sperimenti tale emozione. Già Freud parla del ‘complesso di evirazione che vive la bambina durante l’infanzia, provando il sentimento di ‘invidia del pene’ quando viene a conoscenza del sesso maschile. Secondo la teoria kleiniana, l’invidia è molto più primitiva poiché sperimentata fin dalla nascita già nella relazione madre-figlio; la stessa la ritiene fondamentale per il successivo sviluppo emotivo-affettivo del bambino. Durante l’infanzia, se l’invidia non è eccessiva ed é adeguatamente supportata ed elaborata può essere superata e ben integrata nell'Io attraverso sentimenti di gratitudine. In sintesi se le esperienze buone - relative soprattutto all'affettività/emotività - prevalgono su quelle cattive, il senso d’invidia man mano diminuisce per cedere il posto al senso di soddisfazione e gratitudine. Questo è un compito che spetta nei primi anni genitori e successivamente anche a coloro che sono preposti alla formazione e all'educazione civile e sociale dei bambini e adolescenti. Una mancanza di affetto durante l’infanzia e un'eccessiva tendenza alla competitività da troppi desideri che possono essere stati frustrati, crea nel bambini sentimenti d’invidia difficilmente superabili. Il forte legame che l’invidia ha con i sentimenti negativi ha fatto si che non fosse trascurata dalle religioni e dalla letteratura. Nella religione cattolica, per esempio, l'invidia è uno dei sette vizi capitali. L'iconografia tradizionale la rappresenta con l'immagine di una donna vecchia, misera, zoppa e gobba, intenta a strapparsi dei serpenti dai capelli per gettarli contro gli altri. Nel buddismo è considerata uno di quei fattori mentali che, facendo germogliare l’odio, accecano la personalità di un individuo. Shakespeare, attraverso la figura di Iago, ci rappresenta la massima espressione dell’invidia: egli insinua, in Otello, il tradimento di Desdemona con l’obiettivo preciso di distruggere la felicità altrui. Anche Dante nel Purgatorio pone gli invidiosi seduti sulla sesta cornice, con gli occhi cuciti con il fil di ferro per l’aver gioito delle disgrazie altrui. Ma l’invidia può anche essere considerata buona e costruttiva in quanto crea nell'individuo il bisogno di confrontarsi con l’altro in maniera costruttiva al fine di migliorarsi e di ottenere risultati soddisfacenti per sé stesso. In tal senso può esserci un’identificazione positiva con l’altro. I sentimenti in questo caso,stimolati da una sana invidia, si possono modificare in stima, ammirazione, fascino per la persona che è risultata stimolante. Resta il fatto che sia invidia buona o cattiva nessuno di noi ne è immune. Si tratta di saperla distinguere, affrontare elaborarla e ovviamente superarla. Bisogna essere piu buoni verso sé stessi e soprattutto verso gli altri.Il confronto con l’altro quando è costruttivo risulta sempre positivo e fonte di ricchezza. Dobbiamo infine avere l’intenzione, la convinzione e la volontà di migliorare noi stessi solo con le nostre risorse senza invidiare nessun altro per le proprie capacità.
(Bibliografia:
R.Spitz ‘Teoria dello sviluppo affettivo’ - S.Freud Boringhieri vol. 11, 1932 ;
M.Miceli‘L’Invidia’ Il Mulino 2012)
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