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La terrazza proibita

Oggi diamo il benvenuto ad una nuova redattrice dell'Isolachenonc'è, la poliedrica Tania, lettrice, viaggiatrice, appassionata di fotografia,  che si presenta a noi con questa recensione.
Buona lettura.

1940, nasceva in Marocco, nella città imperiale di Fez, Fatema Mernissi, voce innovativa ed originale del Maghreb e di tutti i paesi arabi, studiosa, conoscitrice dell'Islam e docente di sociologia all'Università Mohamed V di Rabat.
E' conosciuta in Italia con la sua opera più famosa, una sorta di romanzo autobiografico, La terrazza proibita, uno spaccato della sua infanzia nella Medina, nel riad di famiglia, una grande famiglia allargata, conservatrice e moderna allo stesso tempo.

“Allàh aveva mandato in Marocco gli eserciti del nord per punire gli uomini, colpevoli di aver violato gli hudùd che proteggevano le donne. Chi fa torto a una donna viola i sacri confini di Allàh. È illecito far torto a chi non può difendersi.”
Ha così inizio la versione romanzata della biografia di Fatema Mernissi, nata in un harem di Fez. Un harem che certo non è quello da sogno dei sultani e delle principesse, ma comunque una bellissima casa grande, con fioriti e freschi riad (giardini con fontane e canalette per irrorare fiori e frutta).
Una bella e ricca casa protetta da sicure mura che la celano agli occhi indiscreti; mura che nascondono stanze arredate da drappeggi e tappeti multicolore intessuti a mano dalle donne. Donne dell'harem, che vivono insieme in una grande famiglia allargata, donne comunque sottomesse al volere dell'uomo, seppur protette e amate. Donne che non devono varcare quelle mura, non libere di accedere ai luoghi della vita esterna.
Fatema cresce in questa grande dimora, con una grande terrazza, luogo di ritrovo e di evasione per le donne di casa, ma interdetta ai bambini. Una terrazza dove si svolge parte della vita domestica, dove avviene la ''socializzazione'' con le vicine di casa, affrontando conversazioni proibite in altri contesti, praticando atavici rituali magici. Una terrazza che faceva gola alla piccola Fatema : “Comunque sia la felicità, lo pensavo allora e lo penso a tutt'oggi, è inconcepibile senza una terrazza, e per terrazza intendo qualcosa di diverso dai tetti europei... A Fez non tutte le terrazze erano concepite per essere accessibili, su quelle più alte, a norma, era proibito salire. Nondimeno io sognavo sempre di salire sulla nostra terrazza proibita, la più alta in tutto il vicinato, dove a memoria mia, nessun bambino era mai salito. Ma quando per la prima volta mi avventurai sulla vetta proibita mi passò la voglia di visitarla.” E così, su quella terrazza, insieme al cuginetto Samir, rubacchiando le olive in salamoia che venivano conservate in antiche giare, Fatema cresce e scopre che la vita è al di fuori di quelle mura e di quella terrazza. Scopre che le donne hanno tutto il diritto di essere donne e di avere una vita piena e sociale, moderna e indipendente. Ed è su quella terrazza, con la sua bizzarra famiglia allargata, che Fatema lotta e ottiene studiando la libertà che le era stata negata dagli uomini tra le mura della casa di Fez.

Questa autobiografia romanzata non ha una vera e propria trama, è solo uno spaccato di vita, raccontato con gli occhi della piccola Fatema, desiderosa di conoscere e conquistare il mondo al di fuori delle mura protettrici della Medina. Con molta ironia, talvolta provocatrice, Fatema racconta il divario tra modernizzazione e tradizione che regnava in Marocco durante la sua infanzia.

Tania


La terrazza proibita
Data di pubblicazione:1994
Autore: Fatema Mernissi
Edizioni GIUNTI
Prezzo:€ 10,11; e-book:€3,99






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