Le
fobia, che rientra nei disturbi d’ansia, viene definita come una paura intensa
di un soggetto verso un oggetto o una situazione, e che provoca una reazione
eccessiva, sproporzionata ed esagerata da parte dello stesso. L'ansia si
scatena ogni volta che il soggetto si confronta con la situazione specifica,
detta oggetto fobico, e dunque il sintomo principale è l’evitamento, una
strategia difensiva un rifiuto degli oggetti fobici che incutono timore. Tra
gli oggetti fobici rientrano animali (ragni, piccioni,cani, insetti);
situazioni ambientali (trovarsi in posti chiusi, imbarcati in un aereo fermi in
gallerie); situazioni di tipo clinico (sottoporsi ad iniezioni o trovarsi
difronte a del sangue). Ma qual è la differenza tra fobie e paure? La paura
essendo una delle emozioni primarie dell'uomo, è una condizione fisiologica
comune sia alla specie umana che a quella animale. Il più delle volte ha una
funzione adattativa, è una risposta difensiva con cui l’individuo risponde a
situazioni o stimoli di pericolo. La paura, per esempio, può essere
generata da una situazione diversa e improvvisa, tipo un esplosione, un
terremoto, uno sparo, un urlo. Quando la paura diventa eccessiva, paralizzante
ed irrazionale tanto da compromettere la quotidianità, il risultato sarà una
limitazione potentissima della libertà di vivere, agire, esplorare, conoscere
se stessi e il mondo che ci circonda. Per quanto riguarda le origini delle
fobie, esistono diverse interpretazioni a seconda delle scuole di pensiero a
cui si fa riferimento, anche se è una nozione prettamente psicoanalitica. Freud
ne ha parlato per la prima volta nel 1894 nel caso del piccolo Hans e la sua
fobia verso i cavalli. La psicoanalisi, attribuisce ai sintomi fobici il
significato di uno spostamento rispetto ad uno stimolo iniziale che sarebbe il
più difficile da fronteggiare, imputabile alle rimozione di un evento traumatico
appartenente al periodo infantile ma anche della vita adulta. La tradizione
comportamentista la considera come un' associazione tra un iniziale elemento
che incute timore che poi viene rivissuto di fronte ad uno stimolo fobico. Il
disturbo deriva dunque da un cattivo apprendimento che può avvenire o per
condizionamento classico o per apprendimento sociale. Il disturbo si viene
poi a mantenere per condizionamento operante tramite l'evitamento, dove il
rinforzo negativo è rappresentato dalla sensazione di diminuzione dell'’ansia
per effetto dell'allontanamento dalla situazione fobica.Si parla di fobie vere
e proprie quando il disturbo persiste da almeno sei mesi e può durare perfino
diversi anni, tendendo a diventare un vero e proprio disturbo cronico. Dunque
vanno differenziate dal disturbo post-traumatico da stress in cui il soggetto
in presenza di uno stimolo che ricorda l’evento traumatico hanno una serie di
manifestazioni psichiche e fisiche molto intense. Altre condizione da differenziare
sono la fobie sociale, il disturbo ossessivo compulsivo e gli attacchi di
panico. Una diagnosi esatta permette poi di intraprendere una terapia
adeguata. Tra le fobie più diffuse ricordiamo quelle più comuni:
acrofobia:
paura delle altezze;
aracnofobia:
paura dei ragni;
ofidiofobia:
paura dei serpenti;
emofobia:
paura del sangue e delle ferite;
claustrofobia:
paura degli spazi chiusi;
agorafobia:
ovvero paura degli spazi aperti. L’individuo ha paura di essere intrappolato in
un luogo o in una situazione dai quali la fuga può essere difficile o
tremendamente imbarazzante
tafofobia:
paura di essere sepolti vivi;
cinofobia:
paura dei cani;
ereutofobia:
paura di arrossire in pubblico
fobia
sociale: una paura marcata e persistente di una o più situazioni sociali, in
cui è richiesta una performance, ove la persona è esposta a sconosciuti o può
essere sottoposta a giudizio da parte degli altri."
aviofobia:
paura di volare; (paura degli aerei);
astrafovia:
paura dei tuoni e dei fulmini;
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