Pur vivendo nel continente e avendo fatto di altri Paesi (Roma,Trieste, Zurigo, Parigi) la sua casa, Joyce conservò il suo interesse artistico per il paese natale e abilmente articolò l'esperienza
irlandese nei suoi scritti. E l'Irlanda che permea tutti gli scritti di Joyce, è soprattutto l'Irlanda durante il tumultuoso
primo Novecento. La scena politica a quel tempo era incerta, ma piena di
speranza: l'Irlanda aveva chiesto l'indipendenza dalla Gran Bretagna. Il nazionalista
Charles Stewart Parnell aveva rinvigorito la politica irlandese con le sue
proposte di leggi che miravano a
dare all'Irlanda più voce nel governo britannico (Home Rule Bill).
Qui nacque James
Joyce, in una classe media, in una famiglia cattolica di Rathgar, un sobborgo
di Dublino, il 2 febbraio, 1882. La prosperità della famiglia diminuì subito dopo la nascita di James,
costringendo i Joyce a trasferirsi
dalla comoda casa di Rathgard alla zona fuori moda e impoverita a Nord di
Dublino.
Tuttavia, James frequentò una prestigiosa scuola dei Gesuiti
e studiò filosofia e lingue presso
l'University College di Dublino. Si trasferì a Parigi dopo la laurea nel
1902 per la scuola di medicina, ma invece rivolse la sua attenzione
alla scrittura e predilesse il flusso di coscienza, che
rispecchiava i pensieri dei personaggi, senza le limitazioni della narrativa
tradizionale; una scrittura che James Joyce, quindi, concepì come uno specchio con cui gli irlandesi potevano
osservare e studiare se stessi.
Le storie di The Dubliners scrutano
le case, i cuori, e le menti delle persone alla cui vita connettersi e si
mescolano tra loro attraverso lo spazio condiviso e lo spirito di Dublino, per
cui è facile imbattersi nel
personaggio di una storia che sa citare il nome di un personaggio di
un'altra storia. Tali connessioni sottili creano il senso di un'esperienza
condivisa ed evocano una mappa di vita di Dublino che Joyce avrebbe evocato
ancora nelle sue opere successive.
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