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Il volto cancellato


Titolo:Il volto cancellato.Storia di Fakhra dal dramma alla rinascita.
Autore: Fakhra Younis con Elena Doni postfazione di Themina Durrani.
Anno di pubblicazione:2010
Mondadori  € 16,00














Fakhra Younas (Karachi, 1979 o 1980 – Roma, 17 marzo 2012)
Giovane pakistana, analfabeta, la quale affida la sua triste storia di  ballerina, madre e donna, che ha lottato contro l'ennesima brutale bestialità dell'uomo e di una società ignorante e gretta, alla penna di chi ha vissuto le sue esperienze di donna oggetto. Fakhra però non ce l'ha fatta, si è suicidata dopo trentanove interventi di ricostruzione del volto; col suo gesto suicida si è piegata e arresa al volere dell'ex marito padrone dal quale era fuggita. 

Faceva un caldo terribile quella mattina di maggio a karachi. improvvisamente sentii un caldo come non avevo mai provato. E non vedevo più non riuscivo ad aprire gli occhi che mi si erano tremendamente gonfiati...
Questo è l'inizio della triste storia di una bellissima ballerina pakistana dagli occhi grandi e blu in un quartiere a luci rosse di Karachi. Giudicata dai pregiudizi sociali con l'eufemismo di ''prostituta''. Una giovane madre e sposa.
Una madre che decide coraggiosamente di divorziare dal marito padrone, che l'ha costretta con la forza ad ''abbassare la testa'', a piegarsi al suo volere.
Lei è Fakhra, la cui unica colpa è stata quella di cedere al fascino di Bilal, politico di spicco pakistano il quale si invaghisce di lei vedendola ballare. 
La corteggia, spiazza tutti i possibili pretendenti affinché lei consenta a sposarlo. Si innamora Fakhra, e per fuggire alla sua travagliata infanzia e ai pregiudizi di chi le puntava il dito contro a causa del suo lavoro di ballerina, sposa Bilal: il principe dalla lucente armatura che avrebbe salvato la piccola ''Cenerentola'' da una vita di povertà e stenti. Il matrimonio è allietato dalla nascita di un bambino, Nauman (letteralmente: col cuore buono). Ma il ''regno d'oro'' del matrimonio si rivela di ''stagno'' e mostra a Fakhra il reale volto del marito, uomo profondamente ignorante e violento, che non perde occasione per prenderla a schiaffi, umiliarla e segregarla. Dopo aver scoperto che oltre a lei ci sono altre tre mogli, Fakhra, stanca dell'ennesima violenza e di una vita al margine decide di chiedere il divorzio. Torna a vivere nella sua vecchia casa, ed è proprio li che una mattina di maggio, mentre ancora stava dormendo, viene svegliata da Bilal, vestito di nero  e tre guardie del corpo.
Bilal la afferra per la testa, tirandola indietro come se volesse farle bere dell'acqua, facendole colare del liquido sul volto e sul petto:
''Quella che io pensavo fosse acqua, perché sul momento non mi fece male. Provai solo la sensazione di bagnato'' .
Non era acqua, ma acido . 
''Non pensai all'acido avevo sentito parlare vagamente di donne acidificate, eppure nel mio paese ce ne sono a migliaia che vivono nascoste per vergogna e finiscono a mendicare per strada''.
Di quella terribile mattina Fakhra ha ricordi spezzati di una stanza di ospedale e della repulsione del suo stesso odore di carne macellata. Uscirà dall'ospedale senza più un volto, gravemente deturpato, sciolto dall'acido, per finire sequestrata in casa del suo macellatore/marito, il quale continua a dichiararsi innocente. 
Sarà grazie all'aiuto dell'amica Themina Durrani, donna simbolo della ribellione femminile pakistana (divorziò dal marito e sconvolse l'Islam per le sue idee femministe rivoluzionarie), che Fakhra riuscirà insieme al figlio, a fuggire dalle angherie del marito e ad arrivare in una casa protetta in Italia, dove subirà  trentanove interventi per poter sollevare di nuovo la testa, la cui mobilità era stata fortemente compromessa dalle cicatrizzazioni dell'acido, e avere di nuovo un volto.

La storia di Fakhra inizia dalla mattina dell'orrore, quando il marito, le gettò l'acido addosso. Nascere donna in Pakistan, e soprattutto nascere povera, significa venire al mondo con la strada già segnata e avere tutte le porte di accesso ad un futuro diverso da quello della propria madre chiuse in faccia. Discriminazione, sublimazione dell'autorità maschile: Fakhra ha lottato contro i pregiudizi, vittima della follia e  del delirio di onnipotenza di un uomo che in nome di ''Dio'', invece di proteggere, puniva la sua richiesta di "libertà". Ha lottato contro una forte depressione che l'aveva portata più volte a tentare il suicidio, fino al 17 marzo del 2012, quando si è lanciata dal sesto piano di una palazzina di Tor Pagnotta, quartiere della periferia romana. L'amore di suo figlio non è bastato a cancellare il dolore; la depressione e la solitudine hanno di nuovo piegato la sua testa; ma Fakhra non per questo, cesserà di essere un simbolo di lotta e ribellione per tutte quelle donne vittime dell'ignoranza sociale e culturale dell'uomo padrone.

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