Vincent Van
Gogh (1851 -1890) è solitamente associato ai suoi
Paesi Bassi o alla Francia, il paese in cui dipinse molte delle sue opere più
famose, e molto meno spesso al Regno Unito. Vincent arriva per la prima volta nel Regno Unito quando ha 20 anni, nel giugno
1873, per lavorare come apprendista impiegato nella filiale londinese dei mercanti d'arte Goupil & Cie. Una
fotografia scattata poco prima della sua partenza per l'Inghilterra mostra un
giovane dalla faccia paffuta, ben rasato, in giacca e cravatta, ben
lontana dalla versione scarna e mal curata di lui che abbiamo
dagli autoritratti dipinti un decennio e mezzo dopo. Quattro anni prima di dedicarsi alla pittura e al disegno, Van Gogh trascorre due anni in città camminando per le sue
strade, attraversando i suoi ponti, traendo ispirazione dall'ambiente
circostante e crogiolandosi di tutto ciò che Londra, che faceva affidamento sullo sviluppo industriale e allora fulcro di un vasto impero, aveva da offrire: modernismo, tecnologia avanzata e trasporti. Ma non solo; in quella che era anche la
capitale mondiale delle arti grafiche, alimentata da una fiorente scena
letteraria, poco a poco Vincent familiarizza con l'arte e la
letteratura inglese al punto che la Gran Bretagna è determinante nel plasmare il Van
Gogh che conosciamo oggi. Sono numerose le opere d'arte britanniche che ammira "L'Ugonotta" e "Ofelia" di Millais, compresi i paesaggi della costa meridionale inglese di J.M.W. Turner e John Constable, le stampe in bianco e nero, il
realismo grafico e l'arte socialmente impegnata di pittori e incisori come Fildes, Herkomer e Holl che lavoravano per riviste come l'Illustrated London News e il Graphic. Nella scelta delle sue letture predilige stili di scrittura diretti e rappresentazioni oneste della realtà quotidiana. Nelle lettere che scrive a suo fratello Theo (circa 600) e a vari membri della sua famiglia e amici cita regolarmente libri e autori inglesi che ammira, copia brani, cita personaggi e scene e spesso offre consigli di lettura. Attraverso questa finestra molto personale e dettagliata sul suo stato d'animo sappiamo che Van Gogh s'innamora di Dickens e comincia a fumare la pipa e il tabacco perché l'autore lo consiglia per tenere lontana la malinconia. Lo legge e lo rilegge per tutta la vita. Si rivolgerà a Dickens nei momenti di crisi sperando che la lettura porti "pensieri solidi al suo cervello confuso". Ama Racconti di Natale ("...in cui
ci sono cose così profonde che bisogna rileggerli spesso" scriverà nel 1889) e l'idea del Natale che Dickens promulga, pieno di regali, alberi di Natale, cene in stile Ringraziamento, positività e sentimenti umanitari, ma è particolarmente affezionato a Tempi Difficili e al momento in cui il freddo Thomas Gradgrind viene finalmente umanizzato dalla disperazione dopo aver sentito che suo figlio aveva rapinato
una banca. "Hai mai letto Dickens, Les temps difficiles", scriverà a Theo, nel 1879. "Ti do il titolo in francese perché c'è un'ottima traduzione francese per 1,25 franchi". Ispirandosi a questo frontespizio di un'edizione del 1866 di Tempi difficili disegnata da Arthur Boyd Houghton, disegnerà nel 1882 l' immagine di un uomo con la testa tra le mani, uno studio preliminare al dipinto noto con il titolo "Worn out".
Di Dickens, "uno di quelli i cui personaggi sono resurrezioni", Van Gogh ammira oltre alle capacità descrittive la sua risoluta onestà nella rappresentazione del rovescio della medaglia della moderna Londra vittoriana, una città assediata dalla povertà, dallo smog e dalla vita miserabile dei
bassifondi. La sua mente si rivolgerà sempre più in quella direzione e nella rappresentazione di figure popolari diseredate e segnate dalla vita. Insieme a Dickens e ai già citati pittori Fildes, Herkomer e Holl, che illustravano i mali della società nelle riviste, scrittori come George Eliot, con il realismo sociale di Middlemarch (ovvero Metà del cammino), influenzano il suo desiderio di dare una rappresentazione onesta di ciò che vede intorno a sé e alimentano una visione di ciò che l'arte può essere: un'arte con una
coscienza sociale. Prima ancora che Van Gogh si dedichi al disegno e alla pittura, l'idea di creare "arte per il popolo" è ispirata dalla prosa socialista di Eliot e al suo modo di rappresentare la "vita di provincia" con dettagli luminosi. Scene di vita clericale gli ispira l'idea di lavorare come predicatore tra i poveri urbani e di trovare il proprio modo di essere al servizio dell'umanità quando nel 1876 ritornò missionario nel sobborgo di Isleworth a sud di Londra. Il grande lettore legge anche John Bunyan, John Keats, Thomas Carlyle, Charlotte Brontë. A Van Gogh tutte queste letture non offrono solo conforto spirituale e un porto sicuro in mare mosso, ma stimolano il suo intelletto e la sua immaginazione e si fondono a immagini e vita reale contribuendo a dirci qualcosa di nuovo dell'uomo Vincent, intellettualmente curioso e connesso alle cose che accadono intorno a lui. Diverso dall'artista impulsivo tanto spesso raffigurato. Perché è vero che dalla sua morte avvenuta nel 1890, ogni generazione ha reinventato Vincent Van Gogh a propria immagine. Il prefiguratore del Modernismo, l'artista tormentato che lavora in isolamento e povertà, l'outsider esistenziale, lo strano, l'eccentrico, l'apostolo della luce, il celebrante del colore sono solo alcune etichette che vengono usate per descriverlo. In realtà, la bellezza di Van Gogh sta nella sua capacità di esprimere con la tavolozza e il pennello le sue idee su Dio, la società e l'individuo. E queste idee si sono formate in parte nel Regno Unito dalle immagini che ha incontrato in città, dalla letteratura e dall'arte inglese. Nelle sue lettere a Theo spesso paragona un romanziere a un pittore che evoca le stesse emozioni. "Dio mio, come è bello Shakespeare! Chi è misterioso al pari di lui? La sua parola e il suo modo di agire raggiungono la potenza di un pennello fremente di febbre e di emozione. Ma occorre imparare a leggere, come occorre imparare a vedere, e a vivere.", scriverà a Theo nel luglio 1880 quando rileggerà Re Lear. Collocherà Shakespeare su un piedistallo accanto a Rembrandt: "È bello come Rembrandt, Shakespeare" (Lettera a Theo van Gogh. Cuesmes, venerdì 24 settembre 1880). Per Van Gogh i due si completano a vicenda e a entrambi riserverà le più alte lodi. Del resto chi potrebbe resistere al confronto tra l'uso della lingua inglese da parte di Shakespeare e il modo in cui un maestro artista maneggia il suo pennello?
Di Shakespeare Van Gogh legge il Riccardo II, Enrico IV ed Enrico V e nel luglio 1889 scriverà a suo fratello: "Ciò che mi tocca in esso, come nell'opera di certi
romanzieri del nostro tempo, è che le voci di queste persone, che nel caso di
Shakespeare ci giungono a distanza di diversi secoli, non ci appaiono
sconosciute. È così vivo che si crede di conoscerli e di vederli".
La lettura di Shakespeare è per Vincent è inebriante, fremente di estasi e travolgente al punto che nel luglio 1889 dal manicomio di St. Rémy dove fu ricoverato volontariamente scriverà a sua sorella: "Sono abbastanza assorto nella
lettura dello Shakespeare che
Theo mi ha mandato qui, dove finalmente avrò la calma necessaria per fare una
lettura un po' più difficile. Per prima cosa ho preso la serie dei re, di
cui ho già letto Riccardo II , Enrico IV, Enrico V e
una parte di Enrico VI – poiché questi drammi mi erano i più
sconosciuti. Hai mai letto Re Lear? Ma comunque, credo
che non ti esorterò troppo a leggere libri così drammatici quando io stesso,
tornando da questa lettura, sono sempre obbligato ad andare a contemplare un
filo d'erba, un ramo di pino, una spiga di grano, per calmarmi. Quindi se vuoi fare come gli
artisti, guarda i papaveri bianchi e rossi dalle foglie bluastre, con quei
boccioli che si ergono su steli dalle curve aggraziate. Le ore di
difficoltà e di battaglia verranno sicuramente a trovarci senza che noi le
andiamo a cercare." In una lettera a Theo del marzo 1882 aveva scritto: "L'arte è una battaglia: devi mettere tutta la tua vita
nell'arte". E questa sua battaglia per diventare artista e attingere dalla natura è simile a La bisbetica domata di Shakespeare in quanto solo la perseveranza avrebbe avuto la meglio.
Sono ventitré le lettere in cui Van Gogh allude, fa menzioni e analogie con Shakespeare. Cita Amleto, Macbeth, ecc...E questa interconnessione con Shakespeare e la letteratura inglese (secondo solo a Shakespeare, valutò Dickens) sarebbe rimasta con lui fino alla fine della sua vita: "Mi sono divertito molto ieri a leggere Misura per Misura. Poi ho letto Enrico VIII, in cui ci sono passaggi così belli, come quello su Buckingham, e le parole di Wolsey dopo la sua caduta. Penso di essere fortunato a poter leggere o rileggere questo a mio piacimento".
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