Ringrazio ancora una volta l’OscarVault per avermi permesso di leggere in anteprime “Alla scoperta di Dracula” secondo libro della saga scritta da Kerri Maniscalco, che vede come protagonisti il duo composto da Audrey Rose Wadsworth e Thomas Cresswell. In questo secondo libro la nostra coppia si trova in Transilvania nella più importante accademia di Medicina legale d’Europa. La scuola è situata in un inquietante castello rumeno un tempo dimora del malvagio Vlad l’Impalatore altrimenti noto come Principe Dracula. Un susseguirsi di morti sospette portano a credere che il principe sanguinario sia ritornato, ma questa ipotesi non convince affatto i due giovani che si troveranno a dover indagare e scoprire il colpevole. La trama a mio avviso rispetto al primo libro si è leggermente intricata e con più azione. Ogni personaggio presentato è descritto monodimensionalmente, nessuno viene particolarmente arricchito e non se ne fa uno studio approfondito sul carattere e sulla personalità, hanno giusto un paio di caratteristiche che li connotano e ce li rendono perlomeno distinguibili l’uno dall’altro. Da questo volume mi aspettavo una crescita da parte della protagonista Audrey. Gli eventi traumatici che lei ha subito e subisce anche nel corso di questa nuova avventura su di lei non hanno nessun effetto, non provocano cambiamenti nella sua persona, che comunque sin dal primo libro è forte e decisa nel prendere decisioni e le emozioni non l’hanno mai frenata in qualche modo. Al lettore vengono propinati monologhi interiori della protagonista in cui si dice cambiata "Non ero più la ragazzina di qualche settimana prima, adesso non mi lasciavo più sopraffare dalle emozioni, ero più forte e reattiva", ma oggettivamente questa sua trasformazione non traspare attraverso azioni o atteggiamenti ma bensì solo a parole. Si scopre in questo nuovo libro qualcosa in più su Thomas, sulla sua famiglia, sul suo passato ed è una cosa che ho apprezzato. Le scene di romance sono ben inserite nel romanzo e simpatiche da leggere. Nonostante ci siano ottimi temi, spunti originali essi vengono trattati con sufficienza ed è un peccato. La trama è più articolata del precedente “Sulle tracce di Jack lo Squartatore” ma lo stile di scrittura a mio avviso si rivela essere ancora acerbo sebbene ci sia, suppongo da parte dell’autrice, un certo impegno nel migliorarsi. Ad esempio scivoloni come “sei uno schianto” rendono meno credibile l’ambientazione di fine ottocento. Scrivere un romanzo storico è complicato perché bisogna adattarsi a quella che è l’epoca in cui si va ad ambientare, sia a livello d’informazioni storiche che di lessico. L’autrice ha svolto una serie di ricerche sul folklore rumeno e sono ampiamente riportate all’interno del volume. L’edizione italiana curata dall’OscarVault presenta un ottimo lavoro a livello grafico. Il libro si legge velocemente è infatti abbastanza scorrevole e tutto sommato una lettura piacevole.
Tra gli avvenimenti più significativi dell'età moderna, l'invenzione della stampa, le rivoluzioni politiche, l'ascesa della borghesia, la rivoluzione scientifica, c'è la scoperta dell'infanzia. Philippe Ariès, storico francese in un suo libro pubblicato nel 1960, ha sostenuto che l'infanzia nasce con l'età moderna. L'infanzia nelle classi agiate comincia ad essere considerata con il Rinascimento e si afferma nel XVII secolo. Nei dipinti medioevali, per esempio, i bambini erano ritratti come piccoli adulti, con gli stessi abiti e persino lo stesso volto. Non erano mai raffigurati da soli segno che la loro individualità non è contemplata. Nella festa selvaggia di Brueghell i bambini mangiano e bevono in mezzo a uomini e donne che si rincorrono senza controllo. É solo in età moderna che compaiono i primi ritratti di bambini, da soli o in gruppo e con sembianze infantili, mentre giocano fra loro. Dunque nel medioevo l'infanzia era sostanzialmente ign
Commenti
Posta un commento