Il pomposo puritano, scortese e spietato, sarcastico e sprezzante, che ne La dodicesima notte critica anche Lady Olivia, ma nutre il suo ego indulgendo nel sogno di diventarne marito e avanzare in società, è Malvolio, uno dei ruoli più ambiti dagli attori shakespeariani. L'auto-illuso puritano, inflessibile vittima delle proprie illusioni e della crudeltà del pubblico, viene indotto con l'inganno a credere che la sua datrice di lavoro, la contessa Olivia, si sia innamorata di lui, ma finisce rinchiuso come pazzo. Intollerante alla baldoria, repressivo, offensivo con tutte le persone in casa, il poco attraente maggiordomo in abiti scuri è una figura comica e patetica. All'inizio di quella che è la commedia perfetta di Shakespeare (un complesso intreccio di trame e sotto trame) è un inaridito guastafeste incapace di godere anche dei piaceri più semplici della vita, poi si abbandona all'amore e in calze gialle tenta di corteggiare Olivia lasciando che il pubblico rida di lui e della sua stupidità, infine viene condotto in manicomio. La sua arroganza è sproporzionata così come il suo egocentrismo e la sua immaginazione. Si immagina un attraente dio del sesso e parla della sua fantasia di essere conte, cambiare identità, posizione sociale e ricchezza. Si illude che Olivia lo ami e voglia elevarlo al di sopra della servitù in una posizione di potere. Malvolio è invece un cittadino comune che anela sposare una gentildonna di rango superiore e, nel sistema di classe all'epoca di Shakespeare, è uno sciocco visionario, ma anche un ipocrita. Basta una oscura lettera ( e con essa la prospettiva di scalare la vetta sociale) che sembra essere scritta dalla sua padrona di cui è innamorato a indurre l'austero sostenitore dell'ordine ad abbandonare il suo contegno civile, i valori morali, gli abiti neri e saltellare in calze gialle e giarrettiere incrociate, sorridendo come un perverso erotomane. "Mi vendicherò di tutti voi" è l'ultima battuta che Shakespeare gli affida. Di certo Sir Toby, Sir Andrew, Maria, Fabiano e Feste, con una lettera lasciata nei giardini, hanno reso la sua vita miserabile facendogli fare tutte le cose che Olivia odia di più (vestire in calze gialle e sorridere scioccamente, cosa quest'ultima decisamente inappropriata visto che Olivia è in lutto) e facendolo rinchiudere in una buia prigione come pazzo. Il vanaglorioso Malvolio, il cui narcisismo ed enorme ego è l'hamartia (difetto tragico o errore di giudizio) che lo esclude dal gruppo, non ha amici sul palco, non ha amici tra il pubblico. Non c'è nessuno che si prenda cura di lui da salvarlo. Shakespeare lo deride. Usa Malvolio per evidenziare la sua opposizione alla riforma puritana che, con il suo rigido codice morale, disapprovava attori e teatro che con la sua enfasi sull'intrattenimento e il piacere era visto come l'incarnazione della radice del male. Non possiamo sapere se il Malvolio avrà effettivamente la sua vendetta o se lo scherzo crudele di Sir Toby e i suoi amici sarà perdonato. Nella realtà degli eventi storici entro cinquant'anni dalla scrittura di Shakespeare de La dodicesima notte, Malvolio e i suoi (i puritani) saliranno al potere con Cromwell, uccidendo il re, chiudendo i teatri e ottenendo finalmente la loro vendetta come aveva promesso Malvolio
Stephen Fry’s Malvolio and Mark Rylance’s Olivia, Belasco Theater’s 2013
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