La filosofia è ricerca di modi di pensare e di vivere, e questa ricerca ha sconcertato i filosofi fin dai tempi dell'antica Grecia. Nel testo Froehliche Wissenschaft" (1881) Friedrich Nietzsche (1844-1900) lancia il suo slogan: "il segreto per raccogliere la massima fecondità o il massimo godimento dall'esistenza, è: vivere pericolosamente". E nelle Unzeitgemässe Betrachtungen (1873) suggerisce alle persone di orientarsi tempestivamente in modo nuovo: "Il genio corre con balzi arditi sulla strada sconosciuta interrotta da mille precipizi, e disprezza l'attenta e timida misurazione dei passi". Solo i "geni", quindi, cioè gli spiriti più arditi possono sopravvivere a questo impegnativo viaggio. In che modo? Rimanendo scettici, osando mettere in discussione, guardando le cose sotto una nuova lente, dissolvendo i grandi ideali della vecchia cultura compresa l'ambizione di cercare una Verità con la maiuscola, assoluta e definitiva ("la nostra verità è un mobile esercito di metafore"). Prendere coscienza che non esiste l'unico modo (la verità scaturisce di volta in volta da una molteplicità di prospettive: non esiste una vera cognizione assoluta e completa della "cosa in sé") significa che non esiste un modo unico e migliore di vivere la vita secondo uno schema tradizionale, comportamenti codificati e percorsi lineari che portino dritti alla meta, ma implica il superamento di se stessi, di genitori, insegnanti (amati e imitati), mentori di qualsiasi tipo, il correre rischi (che non è un appello generalizzato a cercare guai) mettendosi in gioco, sfidandosi, mantenendo la mente aperta al cambiamento. L'Übermensch è colui che risoluto trascende se stesso e la propria autoevidenza culturale, si supera e osando imparare sviluppa le forze positive e le facoltà che sono dentro di lui, libera il suo potenziale creativo e intellettivo, sperimenta la forza, il godimento dei sensi, gode della vita (fisica, sociale, sensuale, erotica) in modo completo, ne conserva la gioia e dice sì a essa e a qualunque cosa essa contenga, compresa la sofferenza, il caos, l'impermanenza e la sua continua evoluzione. "Divieni ciò che sei!, conosci te stesso ("Gnōthi seautón” diceva l'Oracolo di Delfi) e nel processo di individuazione e di formazione della individualità fai fiorire ciò per cui sei nato. Vivi il tuo destino, pensa a cosa sei stato, a cosa sei ora e a cosa potresti essere, e nel tuo personale viaggio di individuazione prendi coscienza di ciò che è veramente unico in te.
Tra gli avvenimenti più significativi dell'età moderna, l'invenzione della stampa, le rivoluzioni politiche, l'ascesa della borghesia, la rivoluzione scientifica, c'è la scoperta dell'infanzia. Philippe Ariès, storico francese in un suo libro pubblicato nel 1960, ha sostenuto che l'infanzia nasce con l'età moderna. L'infanzia nelle classi agiate comincia ad essere considerata con il Rinascimento e si afferma nel XVII secolo. Nei dipinti medioevali, per esempio, i bambini erano ritratti come piccoli adulti, con gli stessi abiti e persino lo stesso volto. Non erano mai raffigurati da soli segno che la loro individualità non è contemplata. Nella festa selvaggia di Brueghell i bambini mangiano e bevono in mezzo a uomini e donne che si rincorrono senza controllo. É solo in età moderna che compaiono i primi ritratti di bambini, da soli o in gruppo e con sembianze infantili, mentre giocano fra loro. Dunque nel medioevo l'infanzia era sostanzialmente ign
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