I libri per bambini molto spesso contengono quello che gli adulti pensano che i più piccoli possano capire e molto spesso quello che gli adulti reputano che debba essere permesso ai bambini di capire
La nascita della letteratura dell'infanzia non coincide con la nascita delle favole, essenzialmente destinate ad un pubblico adulto. I primi segni di un genere specifico per l'infanzia si hanno nel 1700.
Fino ad allora i testi destinati ai bambini erano testi adulti "riadattati" che prediligevano l'aspetto morale, normativo e dogmatico. Fu il filosofo inglese Locke, nel 1693 che cambiò la visione della letteratura per l'infanzia. Nel saggio Some Thoughts Concerning Education, Locke scrisse che i libri per bambini devono "stimolarne, l'interesse". Un secolo prima di Locke, il filosofo italiano Tommaso Campanella nella sua opera, La Città del Sole, oltre a definire il concetto di educazione permanente (educazione estesa a tutta la durata della vita) sostenne che i bambini dovessero imparare divertendosi, giocando "intorno alle mura della città". Le idee di Locke e Campanella vennero riprese e ampliate nel saggio di Rousseau, L'Emile: imparare dalla e nella natura. Dal 1700 in poi, la letteratura per l'infanzia divenne un genere letterario ben riconoscibile. L'infanzia che, fino a quel momento, non aveva avuto una identità sociale ben definita, che era stata considerata come un semplice stadio di passaggio verso l'età adulta e come tale privo di significato, divenne, nelle opera dei Romantici, il fondamento della vita dell'uomo, la condizione "più simile a quella vissuta da Adamo ed Eva nell'Eden" (William Wordsworth). Il bambino divenne finalmente il soggetto dei libri per bambini anche se tra i protagonisti prevalse il genere maschile.
Dipinto di Albert Edelfelt
Dipinto di Albert Edelfelt
quindi il learning to learn delle competenze chiave europee lo dobbiamo ad un filosofo dl 1600?... non ne avevo idea! molto interessante: un concetto elaborato 500 anni fa viene alla ribalta ora e diventa attuale in quanto interpreta le necessita' di una generazione di nativi digitali ( all ' epoca inimagginabile) di imparare ad apprendere in modo permanente per organizzare la marea di informazioni con cui sono bombardati giornalmente. la potenza delle menti pensanti!
RispondiEliminaoriana
Attivi nei processi d'apprendimento con un uso critico del pensiero...la potenza delle menti pensanti.
RispondiElimina