Un
simposio (letteralmente bere insieme) era, nella Grecia Antica, sia una
attività sociale che un genere letterario la cui sostanza era una descrizione
della serata stessa. Come evento sociale, un simposio era un dopo cena
alcolico durante il quale erano cantati inni, venivano versate libagioni e
bevuto vino diluito con acqua. I partecipanti indossavano ghirlande e
effluvi di profumi si diffondevano dai loro corpi. Un simposio, incluso il
canto e il bere, prevedeva la conversazione, la narrazione di indovinelli
e favole, e la recitazione di versi dai classici a quelli più recenti. Si
svolgevano giochi, e flautisti, danzatrici, mimi e acrobati allietavano la
serata. L'attività omosessuale tra uomini e ragazzi era parte dei simposi come
dimostrato da Kenneth J Dover, grande ellenista. Come genere letterario, la
letteratura simposiaca si focalizza su una descrizione della conversazione e
delle attività che accompagnano i simposi. Dei primi esempi si possono
rintracciare nelle descrizioni omeriche dei banchetti, ma capolavoro del genere
è certamente il Simposio di Platone. Nell’opera di Platone, gli
invitati evitano l’alcol a causa degli eccessi della notte precedente, ma
condividono una serie di interventi dialettici sul tema dell'amore erotico, per
poi essere interrotti da un ospite non invitato, Alcibiade che fa il suo elogio
a Socrate. Anche Senofonte, dopo Platone, compose un simposio
Socratico. Aristotele scrisse un simposio e i Peripatetici hanno scritto
dialoghi denominati simposi che servivano come contesti per discussioni
filosofiche. Epicuro scrisse simposi giudicati per la mancanza di stile, e
altri simposi possono includere Aristosseno, sui problemi musicali, Eraclide di
Taranto sull'effetto sulla salute di cibi e bevande.
Il Simposio di Platone
Questa opera letteraria unica è certamente
uno dei capolavori del filosofo ateniese, palcoscenico per discorsi
impressionanti, perfetta coniugazione di poesia e filosofia. Il tema centrale è
l'eros, forza, principio universale che sostiene le attività umane e che può
dare immensa felicità o condurre negli abissi della disperazione. Scritto tra
gli anni settanta e ottanta del IV secolo A.C., il Simposio di Platone ha
avuto, insieme al cristianesimo, una grande influenza sulla concezione
occidentale dell'amore, al punto che, come sostiene il filosofo moderno Irving
Singer, l'amor cortese non fu altro che un tentativo di "umanizzare"
il cristianesimo e il platonismo riportando l'amore alle sue radici
naturalistiche. Eccentrico, mistico, il dialogo è atipico rispetto ad altri
dialoghi platonici. In primo luogo, esso ha come argomento una tematica che,
rispetto a quelle inerenti la giustizia, la conoscenza, la costituzione della
realtà, può sembrare più adatta alle riflessioni di poeti e teologi. In secondo
luogo c'è la mancanza della dialettica socratica (sostituita da encomi
personali sull'amore), che compare nel breve scambio tra Socrate e Agatone e
nel discorso di Diotima di cui Socrate stesso è l'interlocutore. In terzo luogo
è proprio la profetessa Diotima, e non Socrate o Platone attraverso lui, la
voce definitiva sull'argomento.
Diotima di Mantinea rivela che come Eros non è né un
dio né un mortale, ma un intermediario tra gli uomini e gli dei, così l'amore
non è né cosa bella né brutta, né buona né cattiva, ma qualcosa tra i due
estremi. “E per sua natura non è né mortale né immortale, ma, in uno stesso
giorno, talora fiorisce e vive, quando riesce nei suoi espedienti, talora,
invece, muore, ma poi torna in vita, a causa della natura del padre. E ciò che
si procura gli sfugge sempre di mano, sicché Eros non è mai né povero di
risorse, né ricco”.
Figlio di Penìa (l'indigenza) e Poros
(l'intraprendenza), concepito il giorno dei festeggiamenti per la nascita di
Afrodite, Eros oscilla tra fiorire e morire, sapienza e ignoranza;
“Perciò è necessario che Eros sia
filosofo, e, in quanto filosofo, che sia intermedio fra il sapiente e
l’ignorante. E causa di questo è la sua nascita: infatti, ha il
padre sapiente pieno di risorse, e la madre non sapiente priva di
risorse”.
Gravidanza, generazione, Eros è desiderio,
aspirazione all'immortalità, al sommo Bene (il bene dell'anima). L'amore è
ricerca della Bellezza e, come tale, Eros vuole partorire Bellezza. In una
graduale ascesa dal particolare all'universale, nel Simposio Platone presenta
l'amore come flusso che passa attraverso tutta l'anima dalle stimolazioni dei
sensi e dal contatto carnale fino all'intelletto, all'amore della saggezza e
della filosofia che altro non è che amore della sapienza. Non la soppressione
quindi del desiderio sessuale e di altre distrazioni, ma la raffinazione del
desiderio verso uno scopo più alto: il Bello in sé.
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