IO SONO MALALA
Di Malala Yosafzai con Christina Lamb
Non è una recensione vera e propria quella che sto scrivendo, ma più che altro un ''mettere in luce'' quello che è accaduto all'età di 15 anni ad una ragazzina Pakistana durante il regime talebano.
Sedermi a scuola a leggere libri è un mio diritto.
Vedere ogni essere umano sorridere di felicità è il mio desiderio.
Io sono Malala.
Il mio mondo è cambiato.
Ma io no.
Di Malala Yosafzai con Christina Lamb
Non è una recensione vera e propria quella che sto scrivendo, ma più che altro un ''mettere in luce'' quello che è accaduto all'età di 15 anni ad una ragazzina Pakistana durante il regime talebano.
Sedermi a scuola a leggere libri è un mio diritto.
Vedere ogni essere umano sorridere di felicità è il mio desiderio.
Io sono Malala.
Il mio mondo è cambiato.
Ma io no.
Malala è una ragazzina di 15 circa quando, il 12 ottobre 2012, alle ore 12.00, nella valle dello Swat in Pakistan finiscono le lezioni scolastiche. Insieme alle compagne, si appresta a tornare a casa a bordo di un vecchio furgone adibito a bus per trasporto studenti.
Il Pakistan è sottomesso e piegato dal regime talebano che ha distrutto valli, città, storia e dignità di una terra bella e ricca di risorse. Tra tutti gli orrori subiti, in prima linea, il divieto di crearsi una cultura che vada al di là delle madrasse, scuole d'insegnamento superioriore, esclusivamente riservate agli uomini.
Malala, già dall'età di 12 anni inizia a scrivere su un blog della sua ''sete'' di sapere, conoscere e studiare.
Nata in una famiglia dalle umili origini, madre analfabeta e padre insegnante, a sua volta figlio di un professore, Malala viene cresciuta, spinta da padre e nonno, a studiare per conoscere il mondo e crearsi un futuro. Inizia così per la piccola, una attività di comizi e conferenze, al seguito del padre, nei quali poteva esprimersi in favore della divulgazione del diritto allo studio per ogni persona indipendentemente dal sesso e dalle condizioni economiche.
Tutto questo ovviamente non poteva che dare fastidio ai talebani che iniziarono a minacciare di ritorsioni il padre di Malala.
La famiglia tuttavia non si lasciò spaventare e, fiera della sua voglia di studiare e di lottare per il diritto allo studio di tutti, ma in particolare delle donne, Malala proseguì a testa alta il suo cammino di studentessa e oratrice, convinta pur vivendo sull'attenti per ogni piccola cosa accadesse intorno a lei, che i ''taliban'' non avrebbero mai avuto il coraggio di colpire una bambina. Ma, il mezzogiorno del 12 ottobre 2012 alla fine delle lezioni, Malala salì con le compagne sul vecchio ''dyna'', il bus che avrebbe dovuto riaccompagnarla a casa.Prima di arrivare ad un posto di blocco, il bus venne fermato in mezzo alla strada, da un giovane barbuto con abiti chiari. Il giovane chiese al conducente se quello fosse il bus della Kushal School e, alla risposta affermativa chiese di Malala. Convinti che fosse l'ennesimo giornalista desideroso di intervistarla per la campagna a favore dell'istruzione femminile organizzata dal padre di Malala, i conducenti fecero salire il giovane sul bus seguito da un complice. Le bambine senza parlare si voltarono verso Malala, riconoscibile anche perchè a volto scoperto e diedero conferma ai killers.
In quel momento uno dei due giovani puntò contro Malala una Colt 45 sparandole a raffica vari colpi agli occhi e alla spalla. Un colpo le attraversò l'orbita, uno le si trapassò la spalla ferendo poi una compagna, un terzo ferì l'altra compagna seduta vicino.
La situazione si presentò subito grave e, dopo le prime cure, Malala venne trasferita nel Regno Unito per ricevere le cure appropriate e per fare un delicato intervento.
I talebani volevano mettere a tacere per sempre Malala perchè ''promotrice'' del libero pensiero, adirati anche dal fatto che nel 2011 la giovane aveva ricevuto il Pakistan's National Youth Peace Price, in favore alla campagna pro istruzione femminile. Le cure mediche, l'ostinazione e la forza della giovane a far sì che riesca a salvarsi e a portare avanti il suo progetto, gli studi e la lotta per la raccolta fondi no profit per il diritto allo studio delle donne in tutto il mondo.
La sua intensa attività e la determinazione la porteranno ad una nomination al Nobel per la pace nel 2013 che non vince.
Il 10 ottobre 2014 la svolta: il giorno della vittoria, della consegna per il meritato Nobel per la pace che dedicherà ai bambini che non hanno voce, vittime delle angherie dell'uomo.
Scrive di lei il segretario generale dell'ONU Ban Ki-Moon: "Malala, tu sei la nostra eroina, sei la nostra grande paladina. Noi siamo con te, e tu non sarai mai sola".
Questa è la storia di Malala, una ragazzina del duemila come tante, forse, sotto certi aspetti più fortunata di molte altre sue coetanee.
Nata e cresciuta in un paese difficile, nel mezzo di una sanguinaria guerra fatta per annientare un popolo intero, dettata dalla sete di onnipotenza e dai deliri di un folle, Malala ha sempre avuto il sostegno della famiglia che l'ha protetta e amata anche se nata femmina in una società dove la donna conta meno di uno zero.
Malala non si è arresa, ha lottato e ottenuto.
Mentre in Italia in quei giorni di ottobre un bambino rischiava di perdere la vita per un orrendo ''gioco'' di violenza fisica indottogli da un ragazzo poco più grande di lui, Malala vinceva il Nobel per la Pace.
Buona lettura.
Tania C.
IO SONO MALALA
Malala Yousafzai
con Christina Lamb
Ed. GARZANTI €12.90
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