Il
termine stress è ormai entrato nel linguaggio comune anche in società diverse
da quelle anglosassoni. Viviamo nell' era dello stress. Il significato di tale
termine si sovrappone spesso con quello di via caotica, di condizione urbana, di
ritmi e stili di vita disgiunti da quelli naturali; è un termine che oggi viene
spesso utilizzato con facilità per indagare genericamente che qualcosa non
funziona come dovrebbe nel nostro organismo, corpo e psiche, e ciò dipende da un
sovraccarico di stimoli o da pressione ambientali che comportano un'usura ed uno
scompenso psicofisico. Organismo e ambiente formano una realtà
unitaria, una sorta di “universo”. La crisi, la rottura di un equilibrio
consolidato, non è pertanto un evento che riguarda l’organismo in quanto tale,
bensì il rapporto di esso con il suo ambiente. In questo rapporto però l’
individuo può trovare le condizioni per la soluzione della crisi. La mancanza di tali condizioni
determina invece quella situazione che viene più comunemente denominata stress.
Se la crisi non viene risolta,o viene risolta in modo inadeguato, la risposta
da stress può diventare risposta patologica: malattia. I primi tentativi di
comprendere qual era la relazione esistente tra
corpo e mente nella etiologia e patologia dei disturbi fisici,come di
quelli mentali, si può far risalire al pensiero greco del V sec. A.C.. Anima e
corpo costituivano due parti che si influenzano e si condizionano a vicenda, fino
a costruire un’ entità inscindibile nelle manifestazioni fisiologiche e
patologiche della vita. Sia Socrate che Ippocrate postulando uno stretto legame
tra il corpo e la mente, affermarono che il corpo non guariva senza l’aiuto di
quest’ultima. Anche Galeno considerò l’ uomo come essere formato non solo dal
corpo; egli rivelò che la malattia era dovuta ad uno sconvolgimento della
normale armonia del corpo, in particolare dei quattro umori. Più tardi, tra il
XVII e XIX sec. alcuni medici come Sydenham e Gaub scrivevano che la ragione
per cui un corpo sano diviene malato o viceversa sta spesso nella mente. Heiroth
oltre ad introdurre il termine psicomatico, pose le basi della malattia mentale
come risultato del conflitto inconscio. Anche Pavlov e Cannon prepararono la
strada per il futuro studio e ricerche psicosomatiche in medicina,i nfatti
grazie agli esperimenti effettuati, Pavlov fornì uno strumento per induzione di
stress e per la misurazione delle emozioni, come correlati dello stress
fisico. L’estrema diffusione del termine stress, sia nella letteratura
medico-biologica che in quella psicologico-psichiatrica, testimonia l’importanza
di un concetto che esprima la relazione dell’organismo nei confronti di agenti
che esercitino una pressione o una richiesta su esso. Hans Selye (1963) ha avuto
il merito per primo a dare una definizione univoca del concetto di stress e di
inserirlo in modo organico in una teoria generale di malattia che ha influenzato
la biologia e le medicina negli ultimi vent'anni. Ma lo
stress non è sempre sinonimo di malattia. Infatti in psicologia, si è soliti
chiamare lo stress buono eustress, mentre
quello cattivo distress. L’eustress è
quello che, nella nostra quotidianità, ci aiuta ad affrontare e superare le
varie sfide che la vita ci propone, come ad esempio delle maggiori
responsabilità in un qualche ambito che una volta assolte ci faranno sentire
più soddisfatti e con un più alto grado di autostima. Il distress, termine
aulico che sta a indicare lo stress così come comunemente lo intendiamo, è
quello che ci provoca maggiori difficoltà, come conflitti emotivi, ansie,
disturbi fisici, che ci coinvolgono al punto tale che è difficile prenderne le
distanze in un breve lasso di tempo. Ma ogni individuo ha dei propri livelli
di tolleranza allo stress e delle proprie tecniche di gestione di
questo.Ovviamente essendo la reazione di stress è una reazione fisiologicamente
utile in quanto adattiva, può dunque divenire una condizione patogena se lo
stress agisce con particolare intensità e con tempi abbastanza lunghi. Lo
stress quindi, cosi come conclude Selye non è qualcosa da evitare, ma “possiamo
incontrarlo in modo efficace, e trarne vantaggio imparando di più sui suoi
meccanismi ed adattando la nostra filosofia dell’esistenza ad esso”
Tra gli avvenimenti più significativi dell'età moderna, l'invenzione della stampa, le rivoluzioni politiche, l'ascesa della borghesia, la rivoluzione scientifica, c'è la scoperta dell'infanzia. Philippe Ariès, storico francese in un suo libro pubblicato nel 1960, ha sostenuto che l'infanzia nasce con l'età moderna. L'infanzia nelle classi agiate comincia ad essere considerata con il Rinascimento e si afferma nel XVII secolo. Nei dipinti medioevali, per esempio, i bambini erano ritratti come piccoli adulti, con gli stessi abiti e persino lo stesso volto. Non erano mai raffigurati da soli segno che la loro individualità non è contemplata. Nella festa selvaggia di Brueghell i bambini mangiano e bevono in mezzo a uomini e donne che si rincorrono senza controllo. É solo in età moderna che compaiono i primi ritratti di bambini, da soli o in gruppo e con sembianze infantili, mentre giocano fra loro. Dunque nel medioevo l'infanzia era sostanzialmente ign
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