Come
si legge ne "Le ragazze segrete di Kabul" di Jenny Nordberg, la storia
occidentale e quella orientale recano tracce, in quasi ogni epoca, di
donne che hanno vestito abiti maschili. Zenobia era una una regina
siriana del III secolo cresciuta come un ragazzo e che continuò a
combattere l'impero romano a cavallo. Nello stesso periodo in Cina, si
diffuse la leggenda di Hua Mulan che prese il posto di suo padre in
battaglia, con indosso i suoi vestiti. Giovanna d'Arco adottò nel XIV
secolo l'aspetto di un soldato di sesso maschile nella guerra della
Francia contro la Chiesa cattolica inglese. Studi e ricerche mostrano
l’esistenza nel medioevo di testi religiosi e perfino la Summa
Theologica di Tommaso d'Aquino che autorizzavano le donne a vestire
abiti maschili in particolari necessità. Gli storici hanno documentato
l’esistenza in Europa di più di un centinaio di donne che tra i secoli
XVI e XIX, quando gli esami medici non erano obbligatori, hanno vissuto
come uomini per lo più come marinai e soldati, per sostenere se stesse e
la loro famiglie oppure per viaggiare o per sfuggire a un matrimonio
forzato. Alcune indossavano abiti maschili per studiare, dal momento che
l'istruzione superiore era preclusa alle donne.
Oggi
per fortuna le strutture patriarcali sono sempre più in discussione in
tutto il mondo e le donne sono sempre più impegnate nel processo
decisionale, nel promuovere le proprie opinioni e richieste, ma le
discriminazioni nei confronti della donna non possono certamente dirsi
cancellate anche laddove sembra che l’emancipazione si sia realizzata.
Alcuni tratti di discriminazione sono sempre presenti, come imbalsamati
dal tempo. Secondo i dati delle Nazioni Unite l’Afghanistan è uno dei
luoghi più difficili al mondo dove essere donna. Anche se qualcosa sta
cambiando nelle città e tra le fasce di popolazione più istruite, le
tradizioni conservatrici persistono e le pratiche discriminatorie nei
confronti delle donne si verificano tra i gruppi etnici sia rurali che
urbani. Alle donne sono negati diritti e non è concesso loro il
controllo sulla propria vita. In una cultura governata quasi
esclusivamente da uomini, la nascita di un figlio è motivo di
celebrazione, mentre l'arrivo di una figlia è spesso pianto come una
disgrazia. La nascita di una bambina per la madre può essere fonte di
disonore, causa di commenti sarcastici e cattivi da parte dei membri
della famiglia, maltrattamenti, ripudio e perfino morte. In una società
così patriarcale una famiglia con diversi figlie è uno stigma sociale
difficile da sopportare: ne va del prestigio, ma non solo. In un sistema
in cui solo gli uomini possono lavorare, i maschi sono visti come
garanzie a livello economico, godono del diritto di successione
(improbabile per una donna in quanto parte lei stessa della proprietà),
nella “tragbani” (codice di condotta tra cugini) possono garantire lo
stato di parità, il rispetto, le risorse e le distribuzioni di terra,
difendere l’onore. È una questione di cultura così come il livello
popolare di consapevolezza è molto basso se si pensa che la madre ha un
ruolo fondamentale nel decidere il sesso del nascituro che, come la
scienza medica ci ha insegnato, è deciso dallo sperma del padre e non da
una scelta della madre. Per colmare il divario sociale ed economico ed
evitare le provocazioni della gente per il solo fatto di non avere un
figlio, molte sono le famiglie che optano per una decisione radicale, la
pratica accettata e condivisa, delle Bacha Posh (lett. vestito come un
bambino). In una società in cui la separazione tra i sessi è tra le più
severe al mondo, questa pratica consiste nel camuffare le ragazze come
ragazzi, salvo poi farle riacquisire, nella maggior parte dei casi, la
loro identità femminile dopo la pubertà e passare il “testimone” a
qualche altra figlia in assenza di maschi nati nel frattempo.
Si tratta di una lunga tradizione, praticata anche in parti del Pakistan e Iran, una violazione dei diritti umani come sottolineato dalla Commissione per i diritti umani, l’ennesimo esempio di misoginia. Un modo di adattarsi a un ambiente sociale rigido dove avere un figlio è un must per ogni famiglia che desidera prestigio e sicurezza. Un inganno che coinvolge tutti i membri dalla famiglia allargata, a volte anche i compagni di scuola, di sicuro gli insegnanti. Una tradizione che, come emerge dalla testimonianze di donne che l’hanno vissuta, può avere effetti abilitanti come l’acquisizione di una maggiore fiducia in sé correlata alla possibilità di uscire di casa senza scorta, di guardare gli altri negli occhi, di parlare con ragazzi e uomini adulti, di usufruire di ulteriori libertà precluse al genere femminile come ad esempio il lavoro, l’istruzione e le attività all’aria aperta. Le Bacha Posh, sempre secondo le testimonianze, sperimentano la possibilità di vedere il mondo attraverso gli occhi sia maschili che femminili e incorrono meno nel rischio di un matrimonio precoce. Ma per molte donne l’essere state Bacha ha un prezzo elevato e gli effetti della transizione vanno dal senso di perdita dei ricordi d'infanzia essenziali così come del senso dell’identità, alla rabbia per la libertà perduta. Per questo alcune di loro scelgono di continuare a vivere da uomo, rifiutando la prospettiva di un matrimonio che le indurrebbe ad assumere atteggiamenti servili nei confronti del marito, in una società insensibile al dolore personale, in cui quello che conta è il prestigio agli occhi degli altri a costo di enormi sacrifici.
Si tratta di una lunga tradizione, praticata anche in parti del Pakistan e Iran, una violazione dei diritti umani come sottolineato dalla Commissione per i diritti umani, l’ennesimo esempio di misoginia. Un modo di adattarsi a un ambiente sociale rigido dove avere un figlio è un must per ogni famiglia che desidera prestigio e sicurezza. Un inganno che coinvolge tutti i membri dalla famiglia allargata, a volte anche i compagni di scuola, di sicuro gli insegnanti. Una tradizione che, come emerge dalla testimonianze di donne che l’hanno vissuta, può avere effetti abilitanti come l’acquisizione di una maggiore fiducia in sé correlata alla possibilità di uscire di casa senza scorta, di guardare gli altri negli occhi, di parlare con ragazzi e uomini adulti, di usufruire di ulteriori libertà precluse al genere femminile come ad esempio il lavoro, l’istruzione e le attività all’aria aperta. Le Bacha Posh, sempre secondo le testimonianze, sperimentano la possibilità di vedere il mondo attraverso gli occhi sia maschili che femminili e incorrono meno nel rischio di un matrimonio precoce. Ma per molte donne l’essere state Bacha ha un prezzo elevato e gli effetti della transizione vanno dal senso di perdita dei ricordi d'infanzia essenziali così come del senso dell’identità, alla rabbia per la libertà perduta. Per questo alcune di loro scelgono di continuare a vivere da uomo, rifiutando la prospettiva di un matrimonio che le indurrebbe ad assumere atteggiamenti servili nei confronti del marito, in una società insensibile al dolore personale, in cui quello che conta è il prestigio agli occhi degli altri a costo di enormi sacrifici.
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