Collana: Einaudi tascabili, Scrittori
Editore: Einaudi
Edizione: 2
Formato: Tascabile
Pagine: 402 p.
Pellicola cinematografica: 1962 di Damiano Damiani.
Contiene spoiler.
"L'isola di Arturo" può esser visto come romanzo di formazione, Elsa Morane narra l'infanzia, l'adolescenza di Arturo sulla mitica isola di Procida. Arturo Gerace un ragazzino, nelle prime pagine, orfano di madre e innamorato, quasi, di Wilhelm suo padre che vede come un gran avventuriero, un gigante ai suoi occhi di bambino, vedendolo come uomo carismatico e virtuoso. Arturo è un ragazzino autonomo ma allo stesso tempo anela alle carezze materne e al contatto affettuoso con il padre, quasi selvatico per certi versi, curioso e intelligente che sogna di poter accompagnare Wilhelm, una volta cresciuto, nei suoi viaggi lontano da Procida. L'isola gioca un ruolo importante, luogo di incanto, di magia, metafora dell'infanzia ma anche luogo malinconico che ci mostra come Arturo crescendo inizi un processo di disincanto, la realtà perde quel tocco mitico per diventare quello che è in tutta la sua crudezza. Arturo smette pian piano di mitizzare la figura paterna e questo processo inizia quando sull'isola approda Nunziatella la nuova moglie di suo padre, una ragazzina poco più grande di lui di Napoli, verso cui mostra sentimenti contrastanti di amore e odio, allontanandola e avvicinandola a suo piacimento. Verso di lei Arturo si mostra ostile, si sottrae alle sue attenzioni salvo poi, con la nascita del fratellastro mostrarsi verso Nunziata premuroso ma anche geloso del suo rapporto col nascituro tanto da "rubarle" uno di quei baci rivolti al bambino. Altro luogo importante di Procida è il penitenziario. Arturo rimane incuriosito quando al porto vede un uomo esser scortato in manette, questo uomo si rivelerà essere l'amante di suo padre. Con questa scoperta si conclude il racconto con la conseguente decisione da parte di Arturo di voler lasciare l'isola, il luogo della sua infanzia ormai visto con gli occhi di un adulto, un luogo avvolto dal dolore e della beatitudine che è possibile revocare grazie alla memoria, ai ricordi narrati in prima persona del narratore, Arturo Gerace stesso.
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