Fino al XX secolo, Mary Shelley
era vista meno come un'artista a pieno titolo e più come un'appendice del suo
famoso marito, Percy Bysshe Shelley. Fu solo più tardi che gli studi letterari
femministi corressero questo quadro e oggi Mary Shelley è considerata la regina
del romanzo gotico e l’iniziatrice di un nuovo genere letterario: la
fantascienza. L’opera che la consacra come tale è Frankenstein o Il Moderno
Prometeo, una storia dell’orrore pubblicata il 1° gennaio del 1818 quando la
scrittrice aveva vent’anni. Con questo romanzo però la britannica Mary Godwin,
che all’epoca non era ancora sposata con Shelley, non solo ha inventato
il genere letterario della fantascienza, ma anche il prototipo del geniale
ricercatore che, spinto dalla sete di conoscenza e dal delirio di fattibilità, confeziona
creature su misura in laboratorio. Famosa quanto la trama di questo potente
romanzo è la storia della sua creazione. Nel suo diario Mary ne descrive la genesi. Il 10 aprile del 1815 il vulcano
Tambora aveva eruttato nella lontana Indonesia e questa eruzione aveva raffreddato la Terra, provocando il caos climatico per tre anni consecutivi. Le temperature in picchiata cancellarono l'estate in Europa. Nel 1816 Mary si era ritirata in una villa
sul lago di Ginevra con il suo futuro marito Percy e la sorellastra Claire
Clairmont. Nelle vicinanze soggiornavano a Villa
Diodati anche Lord Byron che aveva lasciato l'inghilterra per l'esilio autoimposto e il suo medico personale John Polidori, incaricato
dall’editore di Byron di scrivere un diario del poeta nei suoi viaggi
attraverso l’Europa. A Villa Diodati,
come scrive la stessa Mary e come registrato nel diario di Polidori, l’illustre
circolo di pensatori riuniti intorno a Byron, bloccati dal freddo e dalla pioggia insistente, discutevano
sull’origine della vita, la follia e la convinzione che lo studio della natura
avrebbe fornito i mezzi non solo per dominare ma per creare la vita, finché un
giorno Byron, ispirato dai temporali grandiosamente spettacolari che scoppiavano
sul lago, invitò gli altri a competere nell'inventare storie spaventose. Mary
conosceva i famosi esperimenti sulle cosce di rana mozzate del medico e
naturalista italiano Luigi Galvani, che già aveva elettrizzato i muscoli degli
anfibi morti nel 1780, facendoli contrarre. Sapeva che i ricercatori, credendo
di aver trovato un elisir capace in futuro di resuscitare la materia umana
morta, non si erano limitati alle rane. Nel 1803 la stessa reazione era stata
suscitata dal cadavere di un duplice assassino giustiziato a Londra. La
diciottenne Mary, in immaginò questa scena: lo vide davanti a sé, gli
opachi occhi gialli che si aprivano e poi un mostro gigantesco, cucito insieme
da parti del corpo, che si alzava dal tavolo di dissezione. "Tutto quello
che dovevo fare era descrivere il fantasma che infestava il mio cuscino ogni
mezzanotte", scrive. Frankenstein è soprattutto un romanzo dell'orrore, ma
Mary Shelley rompe con il comune schema bene-male descrivendo il mostro come
originariamente innocente e lo scienziato Victor Frankenstein come il vero
autore dei crimini. Nel tentativo di comprendere il segreto della vita, Victor
Frankenstein nel suo laboratorio a Ingolstad si mette a creare da solo un mostro
omicida. Sfidando Dio e la natura con il suo esperimento, lo scienziato precipita
nella rovina coloro che credono nel progresso scientifico quando la creatura da
laboratorio gli si rivolta contro. Da allora, da una storia scritta più di
duecento anni fa da una adolescente, una domanda non ha più lasciato gli scettici
del progresso scientifico e della tecnologia: Il tentativo deliberato di
dirigere l’evoluzione creando in laboratorio esseri geneticamente manipolati
mettendo in ginocchio la natura porterà inevitabilmente alla catastrofe? Tutta
una serie di scienziati e ricercatori in tutto il modo ha ereditato
Frankenstein che è diventato il mito moderno della creazione, nonostante nel romanzo sia il risultato di una combinazione di matematica, alchimia e poi elettricità. La manipolazione
della vita dalle singole molecole, cellule specifiche, organi, interi organismi,
geni ereditari è diventata un compito ingegneristico. Gli ingegneri genetici con i loro esperimenti ricreano
organismi viventi con sostanze chimiche esistenti (vedi Craig Venter), spostano
fisicamente i geni tra le specie per migliorare un organismo o per far
funzionare un organismo in modo diverso, preparando un momento in cui la
riparazione genica sarà una parte naturale della medicina riproduttiva. Ma questa
manomissione genetica si tradurrà in un orrore etico e sociale senza nome? Il
rilascio di organismi geneticamente modificati nell’ambiente porterà a disastri
ecologici? La disponibilità di
informazioni genomiche creerà una minaccia letale per l'umanità per la possibilità di utilizzare sia le informazioni che la tecnologia per ricreare
agenti patogeni mortali? E infine, la creatura sintetica creata in laboratorio
dall’uomo si rivolterà contro il suo creatore?
Non è facile rispondere a queste domande, e tuttavia la ricerca di
nuovi metodi e applicazioni dell'ingegneria genetica non si fermerà perché gli
scienziati credono nelle vaste opportunità del campo. Nel suo romanzo Mary
Shelley fornisce la sua risposta che si riassume pressappoco così: non
tutto ciò che apparentemente suscita orrore è dannoso. La scrittrice infatti ritrae
la creatura creata da Victor Frankenstein, il mostro, come un essere sensibile e compassionevole con gli esseri umani fino a quando il loro rifiuto non suscita il suo
risentimento e alimenta il suo odio. Dalla sua creazione Frankenstein affronta l'isolamento e la condanna sia della società che del suo ambizioso creatore che lo detesta: "Tu, mio creatore, mi detesti, quale speranza posso raccogliere dai tuoi simili, che non mi devono nulla? Mi disprezzano e mi odiano....Ricorda io sono la tua creatura; dovrei essere il tuo Adamo, ma sono piuttosto l'angelo caduto, scacciato dalla gioia per nessun misfatto" È quando tutti si allontanano dalla
creatura di Frankenstein, inorriditi dal suo aspetto macabro, che il mostro diventa tale e si rivolge alla violenza. Sono l'arroganza, la mancanza di interazione umana, di compromesso, familiarizzazione e accettazione a rendere veramente un mostro la creatura di Frankenstein, e non il fatto che è il prodotto di una scienza bizzarra e disumanizzante.
Mary Shelley: un profilo
Nome: Mary Wollstonecraft Godwin
Vita: 30 agosto 1797 - 1 febbraio 1851
Coniuge: Percy Bysshe Shelley, dal 1818 al 1822.
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