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"Il nostro giorno verrà" di Edith Joyce

Ho letto "Il nostro giorno verrà" e onestamente, mi aspettavo di meglio. 

La trama in breve
Aprile 1916: la sanguinosa Pasqua di Dublino.  Erin, è una ragazzina, che vive in prima persona i disagi dell'essere una irlandese a cui si tenta di imporre il patriottismo inglese e rappresenta il malcontento delle persone vessate dal dominio della corona britannica. Nel mezzo del suo processo di crescita, Erin si innamora di un ribelle, Seàn, e insieme lottano per l'Irlanda libera e indipendente.

Questo libro viene inserito, dalla casa editrice RedStarPress, nella categoria: Femminismo e Storia delle Donne, Irlanda e Narrativa. Personalmente credo  he questi temi siano stati sfiorati dall'autrice ma non approfonditi più di tanto. 
La protagonista, Erin, è agguerrita e pronta a riprendersi l'Irlanda soggiogata dal dominio inglese, ma tutta questa sua rabbia è poco mostrata.  Il suo volere che anche le donne combattano e si emancipino dal loro ruolo di anime pie e crocerossine è un parlare sterile che si riduce a un agire per una emancipazione personale che sostanzialmente consiste nell'imparare a sparare e mettere i pantaloni. 
Andiamo avanti. Al lettore viene promesso il folklore, anche questo però non è trattato con profondità. Si parla della leggenda della volpe rossa, molto bello il significato, altrettanto bella la visione onirica di Erin che si ritrova immersa tra le genti del piccolo popolo, ma all'infuori di ciò e del nominare spesso e volentieri il cerchio delle fate, l'argomento folklore si esaurisce velocemente.  Mi sarebbe piaciuto leggere qualcosa in più riguardo la ricca eredità secolare e popolare dell'Isola di Smeraldo. Ne "Il nostro giorno verrà" si percepisce il grande amore della scrittrice per l'Irlanda, la sua gente e le sue tradizioni, si dà il caso che anche io provo un amore smisurato per la stessa terra e la sua ricca cultura ed ecco perché mi aspettavo quel qualcosa in più che poteva essere raggiunto anche molto facilmente vista la qualità della penna di Edith Joyce. L'autrice infatti scrive molto bene, il linguaggio è semplice e la lettura del romanzo è fluida. INGV è un libro godibilissimo dall'inizio alla fine ma che però non osa troppo, non si spinge ad approfondire meglio la questione del folklore o del femminismo. Solo accenni, e uno sfiorare gli argomenti. Riguardo tutto ciò che  concerne la questione irlandese, pochi anni incombono nella memoria dell'Irlanda come il 1916. INGV non mostra le complessità della rivolta di Pasqua. 

Un ultima cosa prima di concludere l'articolo, nel libro vi è una pseudo storia d'amore, dico pseudo perché Erin e Seàn  si conoscono, si innamorano e nel giro di un momento passano dal non sopportarsi all'arrossire l'uno all'altro, al punto da giurarsi amore eterno. Non essendo una grande fan delle storie d'amore non sono stata in grado di cogliere la scintilla nascente tra i due e le basi che consolidano una relazione, a eccezione dell'odio verso gli inglesi o a come Seàn renda la rabbia di Erin più una consapevolezza e meno furia ceca. Anche qui l'argomento amore mi sembra accennato, sfiorato, introdotto ma non del tutto sviluppato a dovere.
Avrei preferito una storia d'amore più emozionante. Nello specifico sentire i loro cuori e la loro anima. 


Questo è il primo libro dell'autrice e tutto sommato raggiunge un 3 su 5, perché la narrazione è godibile e perché si nota quanto il mestiere di scrittrice le stia a cuore. Sono curiosa di leggere il suo prossimo romanzo e vedere se il suo stile di scrittura e il suo punto di vista sul mondo subiscono una  evoluzione. Tutta questa recensione è frutto di opinioni personali e non ho nulla nei confronti dell'autrice che seguo anche molto volentieri sui social proprio perché credo che abbia la possibilità di essere una grande scrittrice e perché ama l'Irlanda, il suo popolo e le sue tradizioni. 

 




 


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