Fin dai tempi di Talete era accettata tra i filosofi l'esistenza di una forza invisibile che costituiva il principio del movimento e della vita del corpo, e molti la chiamavano "anima". E Platone ha un'immagine molto specifica dell'anima. Divide il mondo in un mondo delle idee, che è reale, e un mondo sensoriale, non autentico, in cui viviamo. Chiarisce questo concetto nell'allegoria della caverna: nella caverna le persone sono incatenate e vedono solo immagini del mondo reale come ombre che un fuoco dall'esterno proietta sul fondo della grotta. Quindi ciò che percepiamo con i nostri sensi è solo un'imitazione imperfetta di un mondo perfetto che esiste indipendentemente dallo spazio e dal tempo. Una palla è rotonda, questa verità vale sempre, indipendentemente dal fatto che tutti gli oggetti apparentemente rotondi al microscopio presentino ammaccature e angoli. La realtà è quindi divisa in due (“dualismo”): in un “mondo delle idee” autoesistente, eterno e immateriale, e in un “mondo dei sensi” fisicamente transitorio. Gli oggetti del mondo sensibile devono la loro esistenza e ogni verità al loro rapporto con le Idee, eterne, non nate e imperiture, immobili e immutabili. Gli esseri umani usano i propri sensi per percepire la realtà tangibile, ma i sensi, tradizionalemnte legati al corpo, sono per definizione soggettivi e fonte di errori. Allora come è possibile acquisire una conoscenza valida e oggettiva di qualcosa? Platone trova la risposta in una entità extracorporea, nell'anima. La nostra anima è qualcosa che proviene dal mondo delle idee, ma è imprigionata nel corpo. Proprio perché proviene dal mondo delle idee, l’anima conosce le idee ed è stata vicina a esse già in un altro tempo, prima della vita, prima di entrare per così dire nel corpo umano. Platone crede infatti nella trasmigrazione delle anime. Afferma apertamente che il punto di partenza delle sue visioni sull'anima sono i culti mistici che accettavano la dottrina della reincarnazione e secondo cui l'anima è di natura divina, immortale e costituisce la vera essenza dell'uomo. E la prova che la nostra anima proviene dal mondo delle idee consiste nel fatto che, per esempio, ogni persona può immaginare un triangolo, un'idea astratta di triangolo, anche se non esistono triangoli astratti nel mondo. Nel mondo reale ci sono solo oggetti triangolari e sembrano tutti leggermente diversi. La cosa più importante che hanno in comune tutti gli oggetti triangolari è l'idea del triangolo. Platone si chiede come si possa concepire un'idea di qualcosa che non esiste nel mondo sensibile. Questo può essere solo perché la nostra anima, che è temporaneamente intrappolata nel corpo, lo sa. E lo sa perchè proviene dal mondo delle idee in cui vaga prima di essere imprigionata nel corpo. L’anima quindi conosce queste idee dalla sua vita precedente prima di entrare nel corpo concreto (anamnesi). Il corpo è veicolo dell'Anima con la quale è legato in ciascuna delle sue incarnazioni. "Quando saremo liberati dall'impotenza del corpo, come è naturale, ci troveremo insieme a tali verità, e soli conosceremo tutta la realtà oggettiva". L'anima è ciò che ri-conosce e ricorda. È ciò attraverso cui l'uomo giunge alla conoscenza. Poiché l'anima è legata alle idee, queste vengono riconosciute quando l'uomo si allontana dal sensibile e le coglie solo attraverso il pensiero stesso. Se usiamo la ragione, l'anima può ricordare le idee e così riconoscere anche ciò che è buono e giusto. Ecco che il concetto di anima individuale derivato dagli insegnamenti orfici e pitagorici in Platone si trasforma in un concetto filosofico e viene fondato e illuminato con criteri logici. L'anima diventa ora per Platone il centro della conoscenza e dell'autocoscienza. Idee e anima si rispondono a vicenda. La visione delle Idee è infatti tanto più completa quanto più l'anima è libera dal corpo e dai sensi poichè l'anima è in relazione con il divino, l'immortale, l'invisibile, il mondo delle idee, mentre il corpo è in relazione con ciò che è terreno, visibile e deperibile. Allo stesso tempo, l'anima è naturalmente destinata a governare, mentre il corpo è destinato a obbedire e servire.
Tra gli avvenimenti più significativi dell'età moderna, l'invenzione della stampa, le rivoluzioni politiche, l'ascesa della borghesia, la rivoluzione scientifica, c'è la scoperta dell'infanzia. Philippe Ariès, storico francese in un suo libro pubblicato nel 1960, ha sostenuto che l'infanzia nasce con l'età moderna. L'infanzia nelle classi agiate comincia ad essere considerata con il Rinascimento e si afferma nel XVII secolo. Nei dipinti medioevali, per esempio, i bambini erano ritratti come piccoli adulti, con gli stessi abiti e persino lo stesso volto. Non erano mai raffigurati da soli segno che la loro individualità non è contemplata. Nella festa selvaggia di Brueghell i bambini mangiano e bevono in mezzo a uomini e donne che si rincorrono senza controllo. É solo in età moderna che compaiono i primi ritratti di bambini, da soli o in gruppo e con sembianze infantili, mentre giocano fra loro. Dunque nel medioevo l'infanzia era sostanzialmente ign
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