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DE RERUM NATURAE - LUCREZIO

 

Lucrezio (nome completo Titus Lucretius Carus) visse probabilmente dal 99 al 55 a. C e scrisse durante i tempi tumultuosi che portarono, nel periodo successivo alla sua morte, al crollo della repubblica romana e all'insediamento degli imperatori. La sua unica opera è il De Rerum Natura, un poema didattico in esametri composto da sei libri di circa 7.500 versi, la cui bellezza e potenza ispirarono veri e propri tributi nei suoi più famosi successori poetici romani, tra cui Virgilio e Ovidio. Il titolo dell’opera ne rivela l'ambizione: il De Rerum Natura è variamente tradotto come "La natura delle cose", "Sulla natura delle cose" e "Sulla natura dell'universo", una poesia che mira apertamente a insegnare, interpretare  e spiegare compiutamente il mondo che ci circonda. La scelta della poesia come mezzo per discutere e insegnare la fisica potrebbe sembrare bizzarra, ma Lucrezio aveva qualche precedente nei filosofi presocratici, che cercarono di spiegare i fenomeni naturali, scrivendo in versi.




Tutto ciò che vediamo è costituito dagli infiniti atomi che turbinano intorno a noi. 

Diversi secoli prima che Lucrezio scrivesse il De Rerum Naturae  alcuni pensatori greci erano giunti alla conclusione che il mondo da noi percepito era costituito da una qualche forma microscopica e permanente. Atomo significa letteralmente "indivisibile", e furono Democrito e Leucippo a teorizzare per primi l'idea delle minuscole particelle originarie (le più piccole entità esistenti) indivisibili nel V secolo a.C. Durante il periodo che vide l’ascesa al potere di Alessandro Magno, un greco chiamato Epicuro adottò e adattò quella teoria atomica per uno scopo ben preciso: la promozione della felicità umana.

"Epicureo" è una parola che per le nostre orecchie implica un comportamento che non tendiamo a collegare alla fisica moderna, ma alla ricerca del piacere. Questo significato deriva dal fatto che la filosofia di Epicuro è, nella sua essenza, un credo edonistico; tuttavia, Epicuro credeva che il piacere più grande fosse semplicemente quello di essere liberi da superstizioni infondate e che questo fosse possibile attraverso la comprensione della "teoria atomica".

Tre dei sei libri del De Rerum Naturae iniziano proprio con gli elogi di Epicuro, dell'uomo le cui scoperte sono tali che “dovrebbe essere considerato la cosa più grande che Atene abbia mai prodotto”; il primo mortale abbastanza coraggioso da guardare il cielo senza paura dei fulmini o del terribile rombo del cielo; l’eroe epico che liberò l'umanità, che giaceva in catene piegata dalla paura e dal terrore, insegnando che fulmini e terremoti  erano in realtà fenomeni naturali e non espressioni dell'ira degli dei. Fu per placare quella paura schiacciante dell'anima che Epicuro trasformò la teoria atomica di Democrito e Leucippo in un mezzo per fornire una spiegazione per comprendere la verità dell’universo basata sulla fisica: "se comprendiamo la fisica, vedremo che non abbiamo nulla da temere dagli dei". Va specificato che gli epicurei non erano atei, ma credevano che gli dei non avessero alcun interesse per l’umanità o per il nostro mondo. 

La missione di Lucrezio nel De Rerum Naturae è quella non di competere con Epicuro (al cui confronto si sente come una rondine al cospetto di un cigno), ma per amore e rispetto del maestro, compassionevole e umano, spiegare il suo messaggio in versi e renderlo così più comprensibile e più appetibile per le classi colte di Roma. Il De Rerum Natura offre fondamenti di fisica, origine degli astri, del mondo e della vita sulla Terra e molto altro ancora: confutazioni di teorie rivali, spiegazioni di specchi e magneti, ragioni per non temere la morte, la natura mortale dell'anima, parole forti sulla follia dell'amore, una mini-indagine sulla storia umana (origine delle prime comunità, del linguaggio, del sentimento religioso), la trattazione di eventi meteorologici e naturali, quali terremoti, maree, eruzioni vulcaniche per dimostrare che la loro origine nulla ha a che fare con i tanto temuti dei. 

"Nulla può essere creato dal nulla".

Il punto di partenza di Lucrezio è un’idea semplice: "nessun oggetto nasce mai, per origine divina, dal nulla": "nulla può essere creato dal nulla".  La ricerca della fonte effettiva di ogni cosa sulla terra non sono gli dei ma impercettibili principi primi che come molte cose (come il vento e gli odori) non possiamo vedere però esistono e sono eterni.  Gli atomi, accompagnati dal vuoto (gli atomi sono particelle senza vuoto al loro interno, e il vuoto è spazio senza particelle al suo interno)  sono gli unici “mattoni” dell’universo. Gli atomi si scontrano, si uniscono e formano composti, ed è così che nascono le cose del mondo.  Come non possono nascere dal nulla, allo stesso modo le cose non possono svanire nel nulla ma separarsi nei loro costituenti essenziali che poi si aggregano di nuovo dando origine a manifestazioni diverse del mondo fisico e naturale, perchè la meteria è eterna. Oggi tutti diamo per scontato che la materia sia costituita di atomi, ma in un’epoca in cui si credeva che la materia fosse continua e le ipotesi di Democrito, Leucippo ed Epicuro non potevano essere verificate con metodologie basate sull'osservazione e sull'esperimento, nel suo lungo poema filosofico Lucrezio propone in anticipo sui tempi una spiegazione dei misteri del mondo naturale e fisico che anticipa gran parte della fisica contemporanea. Nel 1417 lo scriba papale e umanista Poggio Bracciolini si imbatté per caso in un monastero tedesco nell'ultimo manoscritto sopravvissuto del poema dimenticato di Lucrezio, aprendo la strada al Rinascimento italiano. Successivamente, il De Rerum Naturae fu tradotto e diffuso ampiamente.   Shakespeare aggiunse una nota lucreziana in Romeo e Giulietta quando scrisse che la regina Mab, la levatrice delle fate,  ha un "equipaggio di piccoli atomi" al suo comando, Girolamo Savonarola, il focoso riformatore della chiesa della Firenze rinascimentale, inveì contro la  teoria degli atomi di epoca pagana, che sembrava militare contro la dottrina e l’assolutismo cristiano. 




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