"C'era una volta…
"Un re!" i miei piccoli lettori diranno senza dubbio in un
lampo.
"No bambini, vi sbagliate. C'era una volta un pezzo di
legno.
Inizia così la narrazione delle avventure del burattino di legno Pinocchio, uno dei personaggi letterari più immediatamente riconoscibili al
mondo sin dalla sua creazione più di un secolo fa da parte dello scrittore
toscano, Carlo Lorenzini, detto Collodi (1826 - 1890). Pubblicato tra il 1881 e il 1882 in forma di collana sul settimanale Giornalino dei piccoli, e come libro nel 1883, Pinocchio è stato e continua a essere un punto fermo nella letteratura per l'infanzia. Amato dai bambini, protagonista di innumerevoli film e serie televisive, Pinocchio è l'opera di narrativa più tradotta al mondo dal suo dialetto toscano originale, seconda solo al Piccolo Principe di Saint-Exupéry.
Per i lettori di tutto il mondo, Pinocchio è un adorabile burattino di legno che si fa strada tra i guai. Promette alla Fata Turchina che se riuscirà a essere un bravo studente e a comportarsi da bravo figlio per un anno intero, lei lo trasformerà in un bambino vero. Tuttavia, nonostante le continue promesse di miglioramento, Pinocchio è tentato a comportarsi male da vari personaggi senza scrupoli che gli mentono, lo derubano, lo inducono a saltare la scuola e perseguire il piacere. Ha un naso che cresce a dismisura quando mente e il saggio grillo parlante, che lo spinge alla bontà rappresentando la voce della coscienza che naturalmente non ha. Ma il Pinocchio che la maggior parte di noi conosce proviene dalla versione Disney del 1940 che cambia l'ambientazione, distorce la personalità del protagonista principale e mette la menzogna al centro della storia, mostrando che mentire è male, e che cosa può succedere se si mente. Sono stati i numerosi adattamenti cinematografici e televisivi che si sono succeduti nel corso dei secoli a dare al burattino una immagine sdolcinata e romantica di turbolenta ingenuità. Il Pinocchio di Collodi è invece un burattino senza censure, scortese, egoista, impulsivo, disobbediente, vagabondo, incline all'accidia, lento a imparare dai suoi errori, facilmente influenzabile dalla tentazione. E la menzogna è un tratto caratteriale tra gli altri del burattino. Punto dalla sua coscienza, che assume la forma di grillo parlante che lo rimprovera e lo avverte dei pericoli dell'ozio, uccide con una mazza il grillo parlante ed è perseguitato dal suo fantasma che torna per continuare ad ammonirlo. Si muove in un mondo duro: l'Italia rurale del XIX secolo, politicamente unificata ma in realtà culturalmente divisa e arretrata, governata da funzionari stupidi e corrotti e nemmeno una lingua condivisa. Una realtà piena di contrasti dove regna l'ignoranza, la miseria, la malattia/epidemie e l'urgenza del cibo. Pinocchio prende vita a colpi di ascia da un pezzo di legno di un misero intagliatore (Geppetto) che lavora in una buca sotto i gradini di una casa di città. Le sue prime parole sono: "Non colpirmi troppo forte". Trascorre gran parte della storia pieno di ansia per la ricerca di qualcosa da mangiare, ma anche sfuggendo agli insaziabili appetiti di coloro che cercano di mangiarlo durante il suo peregrinare. E infine viene effettivamente divorato da un pescecane. Lo stesso vale per la malattia che perseguita il burattino e a un certo punto quasi lo uccide. Uno dei momenti più inquietanti del libro si verifica quando
Pinocchio visita una casa vuota, un tempo dimora di una famiglia che da allora
è morta. Una bambina con i capelli azzurri e "una faccia bianca come un'immagine di
cera" si affaccia alla finestra e Pinocchio le chiede cosa ci fa
lì. Senza muovere le labbra, la ragazza dice "Sono morta
anch'io": aspetta infatti che arrivi la sua bara. In questo ambiente incerto di fame e miseria una rissa violenta non è mai lontana, ma quando Pinocchio si lamenta con le autorità che la Volpe e il Gatto gli hanno rubato i soldi, arrivano i carabinieri e non arrestano la Volpe e il Gatto ma Pinocchio. Il giudice (un gorilla) manda in prigione Pinocchio per per essere stato così sciocco. Il burattino rimane in gattabuia per quattro mesi, quando per una caso fortunatissimo viene dichiarata un'amnistia, ma a Pinocchio viene detto che solo lui non verrà rilasciato, perché l'amnistia è solo per i veri criminali. Non gli resta, quindi, che dichiararsi malandrino vero. La storia di Pinocchio, non è una fiaba con re, principi e principesse, ma è una denuncia delle ingiustizie, un commento sociale, spesso satirico. Medici, giudici e carabinieri appaiono stupidi, corrotti e inefficienti mentre i poveri soffrono senza alcun risarcimento.
A questo cosmo cupo fa da contraltare una freschezza narrativa che si snoda tra realismo e astrazione fiabesca e che incanta con fantastici colpi di scena, vivaci dialoghi e immagini favolose. Il filosofo e critico letterario Benedetto Croce credeva
che Pinocchio fosse una delle più grandi opere della letteratura
italiana, perché in alcune parti la lingua è
bella come quella di Dante, e al servizio di una narrazione costruita per evocare vera emozione e vero orrore.
Dopo aver scritto episodi ricchi di azione, tra lestofanti, burattinai, risse, fughe, incidenti, beffe, bugie e pericoli di ogni genere, Collodi uccide la sua creatura senza evidentemente intenzione di resuscitarlo. Nel capitolo 15 Pinocchio muore impiccato al ramo di una grande quercia dai suoi acerrimi nemici il Gatto e la Volpe. Sono le pressioni dei giovani lettori del Giornalino ansiosi di saperne di più e i troppi nodi narrativi da sciogliere a convincerlo a trovare una via d'uscita e far rivivere il burattino di legno per altri episodi. La salvatrice è la Bambina dai capelli azzurri che in breve tempo diventa una bellissima fata adulta. A volte è morta, a volte è viva. A un certo punto si trasforma in capra, ma non per molto. La Bambina dopo aver visto Pinocchio impiccato invia un grosso falco a recidergli la corda dal collo, e il Can - barbone a portarlo a casa sua. Lì lo mette in un grande letto soffice e chiama tre medici specialisti: il Corvo, la Civetta e il Grillo Parlante, che si scopre essere il fantasma del grillo che Pinocchio ha ucciso in precedenza. "Vorrei sapere da lor signori se questo disgraziato burattino sia vivo o morto" chiede la Bambina, e ciascuno dei medici pronuncia in modo pomposo la sua diagnosi, e ogni diagnosi è diversa dalle altre. Fatto il loro dovere, i dottori se ne vanno, al che la Fata - è a questo punto che la Bambina, senza spiegazioni, si trasforma in una fata a tutti gli effetti - prepara una medicina per Pinocchio. Quando Pinocchio si rifiuta di berla, “la porta della stanza si spalancò ed entrarono quattro conigli neri come l'inchiostro, portando una piccola bara sulle spalle.” È
questa la bara che la Bambina stava aspettando, per rimuovere il suo cadavere e
gli altri cadaveri che sosteneva fossero in casa sua? Non lo scopriamo
mai. Tutto ciò che ci viene detto è che Pinocchio, spaventato a morte dal fatto che anche lui possa morire, beve la pozione della Fata e presto si sente meglio. Da questo momento il volubile Pinocchio ha una seconda possibilità, ma ogni volta che esce nel mondo è tentato e soccombe. Viene nuovamente ingannato e imprigionato per la sua ingenuità. Liberato, torna a casa dalla fata e la trova morta; poco dopo la ritrova viva ma invecchiata. Dopo mesi di buon comportamento si dirige verso il Paese dei Balocchi un luogo che è una vera cuccagna per i ragazzi a cui piace giocare tutto il giorno. Trasformato in un asino è costretto a esibirsi in un circo. L'asino Pinocchio viene poi gettato in mare con un sasso legato al collo, perché anneghi e si possa scuoiarlo. Ma un branco di pesci inviati dalla fata ne divorano le carni riducendolo al burattino di legno che era una volta, e da burattino salva Geppetto dal ventre del pescecane.
Collodi aveva un talento per il bizzarro, l'assurdo e il surreale. Niente di più lontano dallo zuccheroso adattamento Disney o dalle semplificazioni condensate della storia ritenute più adatte ai bambini.
Negli ultimi capitoli del romanzo, Pinocchio, (con la messa in pratica delle virtù possedute in embrione: senso della socialità, coraggio e bontà) viene redendo e si trasforma in un bambino vero:
"Quanto ero divertente quando ero un burattino!" esclama a un certo punto. "Come sono felice ora di essere diventato un ragazzo per bene!"
Questo può sembrare un buon finale per la storia: Pinocchio fa il salto da burattino di legno a ragazzo in carne e ossa, "normalizzato", ben educato e ben adattato. Il vecchio Pinocchio giace inanimato su una sedia e con lui giace inanimata anche quella capacità originale così fantasmagorica e seducente di comunicare con gli animali e quella magia che non conosce legami e costrizioni sociali e che gli ha reso possibili incontri fantastici.
Ma non è forse il vecchio Pinocchio la ragione per cui le sue avventure sono adorate da oltre 150 anni?
Circa l'autore
Carlo Lorenzini era figlio di un cuoco e di una cameriera eppure visse a stretto contatto con l'ambienti aristocratico dei marchesi Ginori a Firenze, nel cui palazzo fu accolto a tre anni. Questo binomio miseria - nobiltà che affondò le sue radici nell'infanzia, nel contesto sociale sfociò, negli anni della maturità, nell'assunzione da parte di Collodi di un ruolo sociale ibrido, complesso, fortemente ambivalente, a cavallo tra nobiltà e servitù. Questa tensione tra poli opposti la si riscontra anche nella sua creatura letteraria più famosa, Pinocchio, se accettiamo di vedere in lui, come molti studiosi dell'opera hanno rivelato, il simbolo della lotta tra conformismo e contestazione. Lorenzini ( che si faceva chiamare Collodi dalla città natale di sua madre situata tra Lucca e Pistoia) nel 1881 inviò a un amico editore un racconto sulla storia della vita del burattino di legno Pinocchio. La storia di un burattino fu pubblicato a puntate sul settimanale Giornale dei bambini. La fiaba è nella tradizione dei tedeschi Struwwelpeters* (1847) e dell'inglese Alice nel paese delle meraviglie. I primi episodi terminavano con la scena di Pinocchio morente e pentito, appeso al ramo di una grande quercia. Furono i bambini che ne seguivano le avventure a puntate sul Giornale per i bambini che scrissero sollecitando l'autore a far continuare le avventure. L'entusiasmo del giovane pubblico fu tale che Collodi terminò l'avventura del ragazzo di legno in una seconda serie. Pinocchio fu pubblicato in forma di libro a Firenze nel 1883 con i disegni a penna dell' illustratore Enrico Mazzanti.
Sebbene sia influenzato dalla letteratura moraleggiante-pedagogica dei libri di testo del XIX secolo, grazie alla sua immediatezza linguistica e alla sua fantasiosa freschezza narrativa, Pinocchio ha saputo porre nuovi accenti all'interno del genere fiabesco.
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