Alice tra sogno e realtà


Due sono i termini caratteristici - Sogno e Realtà- intorno a cui si svolge tutta la storia di Alice e del suo viaggio  nel mondo del sottosuolo o del sotto sopra , un luogo straordinario nel quale tutte le regole del reale vengono infrante e capovolte, un mondo parallelo nel quale la logica, nel suo sforzo di indovinare  i nessi fra un evento e l’altro, è destinata ad essere continuamente sconfitta. E, il dominio dell’assurdo si rivela immediatamente sul piano degli avvenimenti e della comunicazione verbale: tutto quello che viene detto dagli abitanti del Paese delle Meraviglie sembra  costantemente  contraddetto. Il linguaggio diventa prevalentemente luogo di giochi di parole e di associazioni impensabili, diventa forma incapace di esprimere un significato afferrabile e definibile. E il nonsense (gioco di parole, indovinello all'apparenza buffo miscuglio di parole senza senso) è la manifestazione più esemplare di questa negazione del senso comune.
Carroll lo usa per nascondere i propri messaggi e colpire nel cuore la società vittoriana: il perbenista vittoriano è convinto di avere in sé solo aspetti positivi e socialmente accettabili,sentimenti virtuosi ed edificanti o desideri sempre compatibili con la morale dell’epoca,senza essere neppure sfiorato dal sospetto che l’animo umano possa ospitare anche pulsioni e spinte psicologiche meno nobili. 
L'Alice di Carroll è una bambina ben educata che  respira il  clima razionalistico ottocentesco. La sua mente è  impostata sul modello educativo tipico della sua epoca:  presentare agli altri, di sé, solo gli aspetti rispettabili e degni di stima perché conformi alla morale dominante. Ma Alice finisce in un mondo che sovverte le regole: gli animali parlano, le persone cambiano dimensioni, dettano regole che continuamente contraddicono, tutto nel mondo sotterraneo viene capovolto, spazio e tempo sono distorti e la tavola pitagorica impazzisce. In questo mondo, Alice fa  i conti con la sua educazione basata su regole ferree ricevute dagli adulti, nella maggior parte dei casi genitori  dai quali venivano, nella fattispecie, trattati senza slanci affettivi, in modo compassato e formalmente rispettoso. 
A scuola era richiesto un apprendimento passivo, mnemonico e nozionistico, e l’espressione “imparare a bacchetta” non era per i bambini esclusivamente metaforica. Gli adulti, dunque, erano vissuti come controllori e giudici che agivano in base a criteri incomprensibili e contraddittori ai loro occhi. Facile è immaginare come il contatto con gli adulti potesse, in molti casi, mettere i bambini in uno stato di disagio e di difficoltà che dovevano mascherare il più possibile. In questo contesto, il dilatarsi e il restringersi del  corpo  di Alice nel Paese delle Meraviglie sono anticipazione dello sforzo mentale che richiede l’adattamento al nuovo, la difficoltà dei giovani a crescere.
Ma potremmo anche cimentarci nel dare una rappresentazione psicologica di tutto il viaggio di Alice, per cui Il gatto del Cheshire, o Stregatto (come è chiamato nel film della Disney) sarebbe una rappresentazione della felina aggressività femminile, l'opportunismo, l'oscuro. Forse sarà anche per questo che storicamente il gatto è diventato il compagno per eccellenza di streghe e fattucchiere. Nel caso di Alice, della bambina che dovrebbe diventare donna. Ma ci sono altre corrispondenze significative che potrebbero essere lette psicanaliticamente, come per esempio, quelle che si instaurano fra le immagini di Alice che cade nel pozzo, del Ghiro che viene infilato nella teiera, dei porcellini d’India che vengono rinchiusi nel sacco,evidenti variazioni di un unico tema dello spazio angusto e soffocante, tipico elemento ricorrente nell’esperienza onirica, dunque profondità inconsce, esplorazione di se'. La discesa di Alice nel Pozzo è un’immagine che procura molto piacere ma che allo stesso tempo ispira senso di mistero e di curiosità.Ma Alice arriva in fondo al pozzo dunque? Forse Alice si sente intrappolata nella sua vita reale, limitata, stretta e gli sforzi che compie e le difficoltà che incontra nel cercare di trovare  una via di fuga testimoniano gli sforzi e le  stesse difficoltà che incontra nel reale. E i porcellini, e il ghiro...anch’essi rinchiusi in spazi angusti, forse a voler rappresentare il grembo materno? Le sue cavità ne fanno un posto accogliente dove trovare riparo, ma anche un luogo buio e misterioso che può fare paura. Dunque un voler ritornare alla pace che il grembo materno offriva? Sta di fatto ogni personaggio che si oppone ad Alice è anche la proiezione di una parte di se stessa, che lei vuole conoscere e che interroga nel tentativo di recuperare l’identità perduta.




Illustrazione di Helen Oxenbury.

Commenti

  1. lo stregatto: da piccola ne volevo uno.

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  2. Io invece trovavo bellissima l'idea di festeggiare ogni giorno il non compleanno

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