Passa ai contenuti principali

L'ispiratore di Sherlock Holmes.

Questa settimana l'Isolachenonc'è  si tinge di giallo.





È noto che nell'immaginario collettivo è Sherlock Holmes l’archetipo dell’investigatore.
Sguardo acuto e penetrante, naso sottile e aquilino che “conferiva alla sua espressione un’aria vigile e decisa”: così ce lo descrive l’autore, Arthur Conan Doyle, attraverso le parole di Watson l’altrettanto celebre collaboratore del famoso detective.
Punto di riferimento per altri personaggi letterari come Hercule Poirot, Ellery Queen, Nero Wolfe e Guglielmo da Baskerville de Il nome della rosa di Umberto Eco, Sherlock Holmes è protagonista di molti film e serie televisive.
Il personaggio di Gregory House della serie Dottor House – Medical Division è palesemente ispirato alla figura di Holmes e numerosi sono i manga che rendono omaggio al celebre investigatore.
Anche la letteratura per ragazzi non è da meno.
Ma quale personaggio ispirò Doyle nella creazione di Holmes? Chi fu il suo modello?
In una edizione del Boston Herald Newspaper del 1892, Doyle non nascose di essere consapevole dell’esistenza di C. Auguste Dupin detective francese creato dalla fervida immaginazione dello scrittore americano Edgar Allan Poe (1809-1849) la cui opera letteraria, ingiustamente sottovalutata dai critici ottocenteschi, trovava in Inghilterra ostacoli alla diffusione soprattutto di carattere moralistico. 
Dupin appare in tre soli racconti brevi di Poe: I delitti della Rue Morgue, Il Mistero di Marie Roget e nella Lettera Rubata.
L’autore ce lo descrive come un gentiluomo parigino appartenente ad una famiglia illustre “che per una serie di malaugurati accadimenti si era ridotto in povertà” e che si concedeva, come unico lusso, i libri. Dotato di una vivida immaginazione e di una straordinaria capacità analitica, il malinconico Dupin è amante della notte e ama girovagare a caso per le strade di Parigi fino a ore molto tarde.
Nei Delitti della Rue Morgue, Edgar Allan Poe dà al suo personaggio la capacità di mettere in atto, con analisi e inventiva, quei procedimenti capaci di eliminare tutte le possibilità ritenute a torto valide, in modo che la soluzione proposta, per quanto incredibile, non può che essere vera. È innegabile l’influsso che questo modo di procedere ha avuto sulla fantasia e la scrittura di  Doyle nella creazione del suo personaggio: una delle citazioni più famose di Sherlock Holmes (“Quante volte ho detto a voi che quando hai eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità?'”- Il segno dei quattro-) è chiaramente ottenuta parafrasando Dupin. E gli esempi si possono quadruplicare. Considerato dai critici il primo racconto poliziesco della storia letteraria, I delitti della Rue Morgue  contengono il meccanismo che produrrà una serie infinite di variazioni sul tema. In esso ci sono: l’investigatore (il cavaliere Auguste Dupin), il suo assistente e biografo e il delitto della camera chiusa.



Immagine: Edgar Allan Poe

Commenti

Posta un commento

Post popolari

L'infanzia nel medioevo e nell'età moderna

Tra gli avvenimenti più significativi dell'età moderna, l'invenzione della stampa, le rivoluzioni politiche, l'ascesa della borghesia, la rivoluzione scientifica, c'è la scoperta dell'infanzia. Philippe Ariès, storico francese in un suo libro pubblicato nel 1960, ha sostenuto che l'infanzia nasce con l'età moderna. L'infanzia nelle classi agiate comincia ad essere considerata con il Rinascimento e si afferma nel XVII secolo. Nei dipinti medioevali, per esempio, i bambini erano ritratti come piccoli adulti,  con gli stessi abiti e persino lo stesso volto. Non erano mai raffigurati da soli segno che la loro individualità non è contemplata. Nella festa selvaggia di Brueghell i bambini mangiano e bevono in mezzo a uomini e donne che si rincorrono senza controllo. É solo in età moderna  che compaiono i primi ritratti di bambini, da soli o in gruppo e con sembianze infantili, mentre giocano fra loro. Dunque nel medioevo l'infanzia era sostanzialmente ign...

La filosofia è necessaria: il metodo zetetico.

Secondo il detto kantiano per cui "la filosofia non si può insegnare: si può solo insegnare a filosofare", la filosofia deve avviare l'allievo all'esercizio delle capacità razionali partendo dall'esperienza quotidiana, dall'analisi dei problemi che nascono dalla vita, dal rapporto quotidiano con il mondo, e interpretarli come questioni più generali. Una interrogazione continuamente rinnovantesi sui problemi dell'esperienza umana questa deve essere la logica d'insegnamento del filosofare che si arricchisce attraverso lo studio dei classici e il dialogo con gli autori del passato. Questo è il metodo zetetico (da zetesis = indagine) auspicato da Kant. Seguendo questo metodo, l'insegnante di filosofia, nella scuola, potrebbe decidere di trattare una sola tematica, magari partendo da una ricerca aperta sui problemi rilevanti per il mondo giovanile, con le finalità di guidare i discenti all'esercizio del pensiero critico fino a un ampliamento ...

Romeo e Giulietta : quando l'amore incrocia l'ombra della morte.

Romeo e Giulietta è, insieme all'Amleto, la più rappresentata delle tragedie shakespeariane, e probabilmente la prima a essere rappresentata fuori dai confini del Regno Unito, nel 1604 in una città della Baviera (Germania). Il Globe, vero teatro shakespeariano, sarebbe stato costruito  nel 1598  e la compagnia di fiducia del Bardo, la Lord Chamberlain’s Men (servi del Lord Ciambellano), mise in scena la tragedia (1597) con probabilità al The Curtain  teatro londinese a quel tempo molto in voga nel sobborgo di Shoreditch, una zona anarchica, selvaggia, ma anche incredibilmente gioiosa. All’epoca gli spettacoli erano annunciati da una didascalia posta all’ingresso del teatro accompagnata da uno stendardo: nero per le tragedie, bianco per le commedie e rosso per le rappresentazioni storiche.  Shakespeare era alla sua prima tragedia, e la tragedia non era ancora il suo forte.   La trama di Romeo e Giulietta non era una novità  perché  l’autore si era...