Cinema che passione: Hollywood sceglie le fiabe
Ambientate in un tempo indeterminato, in luoghi indefiniti
in cui i sogni possono avverarsi e dove la lotta contro il male si conclude sempre col
trionfo del bene, le fiabe piacciono agli adulti e ai bambini e questo, il cinema e la televisione, lo
sanno. Nate per intrattenere, le fiabe hanno una origine popolare e derivano
dalle storie raccontate durante impieghi comuni e automatici, che proprio
perché automatici, non richiedevano alla mente particolare concentrazione e
permettevano quindi di ripetere novelle con esattezza e attenzione. Umani sono
i protagonisti delle vicende raccontate. Uomini e donne si muovono
tra castelli da sogno, catapecchie, foreste tenebrose e terrificanti, paesi
lontani, borghi ricchi di botteghe. Tutti hanno pericoli da superare, magie
buone o cattive con cui confrontarsi, spiriti benefici o malefici, demoni,
streghe, fate che intervengono a complicare o agevolare situazioni. Nato come
forma di evasione, il cinema non potrà mai fare a meno delle fiabe. Tra gli
ispiratori di soggetti per le sceneggiature hollywoodiane, i fratelli Grimm
sono al primo posto. Rapunzel, pubblicata dai due filologi tedeschi tra il
1812 e il 1822, è stata prodotta della
Disney nel 2010 in versione dissacrante e ha incassato al botteghino la cifra
di 590 milioni di dollari. E ancora: Biancaneve e il cacciatore, con la Kristen Stewart di Twilight, incassa 400 milioni di dollari; Hansel & Gretel – cacciatori di streghe 3D va ben oltre i 200 milioni di dollari di incasso, per non parlare delle numerose nomination al Goya (ambito premio cinematografico spagnolo) di Blancanieves pellicola co-prodotta da Spagna e Francia ambientata in una Andalusia degli anni venti. Insomma gli sceneggiatori attingono a piene mani
dalla tradizione favolistica; devono solo stare attenti al come mostrare sul
grande schermo le fiabe al pubblico che,
sulla base degli incassi al botteghino, sembra gradire la "contaminazione" e la non-convenzionalità.
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