25 Aprile: a settant'anni dalla liberazione abbiamo lasciato parlare i letterati italiani


La libertà è come la poesia: non deve avere aggettivi, è libertà! 
Enzo Biagi

"Qui vivono per sempre/gli occhi che furono chiusi alla luce/perché tutti/li avessero aperti/per sempre alla luce". 
(G. Ungaretti, Per i morti della Resistenza, 1968-1970).

"È cattiva la gente che non ha mai provato il dolore, perché quando si prova il dolore, non si può più volere male a nessuno". 
(C. Cassola, La ragazza di Bube, 1960).

 "Si sentì investito in nome dell'autentico popolo d'Italia, a opporsi in ogni modo al fascismo, a giudicare ed eseguire, a decidere militarmente e civilmente. Era inebriante tanta somma di potere, ma infinitamente più inebriante la coscienza dell'uso legittimo che ne avrebbe fatto". 
(B. Fenoglio, il artigiano Johnny 1968)

"Non bisogna" il vecchio disse "piangere per loro" "No?" disse Berta. "Non bisogna piangere per nessuna delle cose che oggi accadono". "Non bisogna piangere?". "Se piangiamo accettiamo. Non bisogna accettare". "Gli uomini sono uccisi, e non bisogna piangere?". "Se li piangiamo li perdiamo. Non bisogna perderli". "E non bisogna piangere?". [...] Berta non piangeva sopra i morti, per il sangue loro. Ora lo sapeva. Le veniva da loro, ma non era pietà per loro. Era pietà, o forse disperazione, su se stessa. [...]Aveva rialzato il capo, il pianto si asciugava sulla sua faccia, e rivide nel vecchio gli occhi azzurri. Glieli guardò. "Ma che dobbiamo fare?" gli chiese. "Oh!" il vecchio rispose. "Dobbiamo imparare". "Imparare che cosa?" disse Berta. "Cos'è che insegnano?". "Quello per cui" il vecchio disse "sono morti". 
(E. Vittorini, Uomini e no, 1945).


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