Jim Morrison 3 luglio 1971

L’opera di Nietzsche ha varcato molti confini giungendo sia nei territori della cultura “dotta” che  in  quelli della cultura “popolare”. L’antinomia simbolica nietzscheana tra apollineo e dionisiaco ( impulsi interdipendenti nella tragedia greca e complementari dell’esistenza  indicanti rispettivamente la ragione e la misura l’uno, la ostentazione e gli eccessi l’altro) influenzò pensatori e artisti.
Jim Morrison quando era adolescente scoprì Nietzsche e La Nascita della Tragedia. Rimase fortemente influenzato dall’uomo dionisiaco al punto da vedere se stesso come personificazione del dionisiaco stesso, dell’eroe tragico che si identifica con il suo Sé Primordiale (Primitivo)  che soffre il Primordiale Dolore e che cerca di conquistare la nausea dell’assurdo dibattendosi nell’eterno dilemma “essere o non essere”. Sono in molti a ritenere che Jim Morrison fu probabilmente il più efficace divulgatore di Nietzsche nel ventesimo secolo. Di certo, teorizzò l'atto musicale rock a partire proprio dalla Nascita della Tragedia di Nietzsche.   Fragile, istrionico, carismatico, triste e maledetto, diventò egli stesso un simbolo con le sue  varie  persone: quella del mitico eroe, del  bluesman primordiale, e del poeta dotto. Questo era Jim Morrison. Un artista travolto dal suo stesso genio. Un genio le cui movenze erano troppo seducenti e folli per essere veritiere. Era convinto di un concetto basilare: «La vera poesia non dice niente, elenca solo delle possibilità, apre tutte le porte, e voi potete passare per quella che preferite.» La poesia, per Jim è qualcosa che non si fa solo con i sentimenti ma con il linguaggio. E lì che risiede la forza di un poeta, nel linguaggio. Ma Jim era timido e psicologicamente fragile, aveva l’innocenza di un fanciullo al risveglio, aveva il viso di una bellezza morbida e gentile che ricorda gli angeli dei dipinti rinascimentali. Caratteristiche che si scontrano con la satira tenebrosa interpretata sul palco. In sé, coltivava la rabbia, qualcosa che una volta innescata creava disordine a sè e a gli altri.




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