Riccardo III

Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo.
Questa è forse una delle citazioni più conosciute di William Shakespeare, il drammaturgo inglese più celebre al mondo.
Una frase che esprime un forte desiderio o bisogno di qualcosa di relativamente semplice o poco costoso rispetto a un regno, ma al momento presente necessario per cui inestimabile. Chi la pronuncia è  l'ultimo dei Plantageneti, Riccardo III, gobbo fratello del re Edoardo IV di York, che, assetato di potere, decide di uccidere chiunque deve (familiari inclusi) per accaparrarsi la corona d'Inghilterra e quindi il potere assoluto. Questo Riccardo non ha alcuna interiorità ("la coscienza è una parola che usano i codardi") ed è quindi in grado di infrangere promesse, mentire impunemente, adulare le altrui pretese morali e al contempo promettere loro potere, ricchezza, vendetta contro i loro nemici. È fedele al male, eppure è una figura così carismatica e affascinante che seduce. Parlando direttamente al pubblico di cose anche divertenti, Riccardo III crea con gli spettatori una relazione intima e ci rende parte della cerchia ristretta dei suoi amici e confidenti. Ridicolizza gli idioti che lo circondano, inducendo di fatto la nostra identificazione con lui, perché se così non fosse saremmo anche noi quegli stessi sciocchi! L'abile retore usa la parola per conquistare la fiducia del pubblico. Dice di essere cattivo verso gli altri perché è stato molto amato a causa della sua deformità, ma usa la deformità come strumento per catturare anche noi. Ricerca instancabilmente la soddisfazione di desideri egoistici, solletica nel profondo di ognuno la componente sadomasochista. Invita a lasciarsi andare a fantasie malsane. Di certo c'è che questo personaggio teatrale che controlla abilmente ciò che  dice, che finge di essere un uomo religioso mentre segretamente si comporta come un diavolo, per cui la sua deformità è un simbolo della sua corruzione morale, “Io non ho altro diletto che contemplarmi la mia ombra nel sole”, è il protagonista di un’opera intramontabile, teatrale, sfacciata che rischia di trasformarci tutti in attori e "machiavellici" manipolatori.


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