La mafia in America

 


La mafia in America fu una delle organizzazioni criminali più longeve e ad ampio raggio.  Se film come "Il Padrino", "Quei bravi ragazzi", "Donny Brasco" e gli "Intoccabili", hanno contribuito a creare nell’immaginario collettivo l’idea che New York e Chicago sono stati i luoghi di nascita della mafia americana, le sue origini vanno rintracciate nella città di New Orleans dove alla fine dell’800 arrivarono ondate di italiani, per lo più contadini, artigiani e operai non qualificati, in cerca di migliori opportunità economiche. Nel XIX secolo, facilitato sul piano tecnico dalle ferrovie e dalle navi a vapore, l’esodo verso  gli Stati Uniti  portò nel Nuovo Mondo 15 milioni di persone tra il 1880 e la Prima Guerra Mondiale.  Nel 1890 New Orleans era la quarta città degli Stati Uniti e la prima al mondo per convivenza di razze: francesi, spagnoli, irlandesi, creoli, caraibici, afroamericani e tanti italiani, quasi tutti del Sud.  Per gli italiani imbevuti del mito dell’America da tutta una vita, i primi contatti con la terra promessa dovettero essere in contrasto con le idee preconcette che si erano fatte. Il nomignolo “dagos” che a loro era conferito, evocava il pugnale, la violenza, l’incapacità di controllo razionale delle emozioni. In virtù di tale stereotipo tutti gli italiani erano assassini, sporchi, pagani e criminali, disprezzati al punto che veniva messa in discussione la loro appartenenza alla “razza bianca”. In quanto tali erano emarginati. Per tanti che, mossi dalla fame, avevano varcato l’oceano alla ricerca di una vita migliore, si prospettava inoltre il rischio d’esposizione alle più svariate espressioni dell’illegalità, sia per mano di esponenti dello Stato ospitante, in cui ancora vigeva la legge del più forte, sia della malavita emigrata dalla madrepatria.

Dalle navi che da Palermo conducevano alla città statunitense non era sbarcata solo manodopera. Sin dall’800 la maggior parte dei delinquenti in fuga che lasciava la Sicilia puntava verso il Nord America. Ad attrarli le notizie che da oltre oceano giungevano nel Mediterraneo grazie al commercio degli agrumi. Le organizzazioni che facevano capo alla mafia siciliana - Mano Nera e associazione degli Stuppagghieri su tutte - la mafia calabrese e la camorra napoletana, in poco tempo, si infiltrarono profondamente negli interessi economici della città. In cima alla lista dei nomi delle famiglie criminali di New Orleans c’erano i Matranga. Carlo e Antonio nati in Sicilia, erano due fratelli che insieme con i loro genitori emigrarono negli Stati Uniti nel 1870. A New Orleans la famiglia Matranga aveva aperto un salone di gioco d'azzardo e un bordello. In una città dove il potere clientelare e la legge del più violento prevalevano su istituzioni dall’esiguo spessore, il genio manageriale oscuro e pericoloso dei fratelli determinò l’ascesa della famiglia. I Matranga erano spietati e astuti e in breve tempo indebolirono le vecchie bande della città. A contrastarli una famiglia rivale, i Provenzano. Verso la fine dell’Ottocento, i Provenzano detenevano il monopolio sulle spedizioni di frutta provenienti dal Sud America, contendendo ai Matranga il controllo del mercato. Tra le due famiglie sfociò una vera e propria guerra che in meno di due anni causò molti morti. Entrambe impiegarono un gran numero di emigranti siciliani da Monreale a servire in prima linea come soldati in una escalation di violenza. Il sovrintendente della polizia David Hennessy si trovò nel mezzo.  “Un duro. Uno che aveva degli amici tra i Provenzano. Uno che sarebbe diventato un gangster se non si fosse messo dalla parte della legge”, Hennessy comincia a far luce in luoghi che un tempo erano poco illuminati, ignorati e addirittura tollerati dalla polizia. Si fa nemici in posti sbagliati, decretando la sua condanna a morte. Mentre rientrava a casa dopo un banchetto offerto in suo onore da immigrati siciliani, Hennessey venne colpito dalle fucilate esplose da due uomini. Poco prima di morire riuscì a sussurrare un’accusa: «Dagos did it». A proposito dell’omicidio del capo della polizia di New Orleans, la rivista The illustrated American usò per la prima volta il termine “Mano Nera”, sinonimo di mafia sicula in America. Diciannove persone vennero incriminate, ma il processo si concluse in una assoluzione. I cittadini indignati di New Orleans, in uno stato delirante di vendetta, organizzarono un linciaggio e uccisero undici dei diciannove imputati.  Nel Gennaio del 1919, le autorità statunitensi approvarono il Diciottesimo Emendamento, che salì alla storia per aver dato l’avvio all’epoca del “proibizionismo”. Furono definite bevande intossicanti tutti gli alcolici e ne divenne proibita la fabbricazione, il trasporto e la vendita. Questo evento costituì una svolta epocale per gli affari della mafia in America, perché consegnò nelle mani dell’illegalità il lucroso traffico e commercio di un prodotto a cui gli americani non erano disposti a rinunciare per niente al mondo: il whiskey. Iniziò così l’era dei grandi gangster (uomini d’affari con una particolare predisposizione per l’illecito che operavano nel sistema capitalistico non rispettando le regole)  che proseguì per tutti gli anni ‘20 e gran parte dei ‘30. Figure come Al Capone a Chicago e Lucky Luciano a New York, emersero a colpi di sanguinosi scontri nella faida per il controllo dei lucrosi affari mafiosi. Oltre ai liquori, gli affari ruotavano attorno al gioco d’azzardo e al racket della prostituzione. Al Capone, che a Chicago controllava anche i  politici e la polizia, in un giorno guadagnava più del presidente degli Stati Uniti. L’industria del cinema e dello spettacolo attinse a piene mani nell’epopea gangster della Chicago e New York anni ’20 e ‘30, e alcuni di questi uomini diventarono autentici miti destinati a resistere per decenni e a diventare una parte della cultura popolare.





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