L'Otello di Shakespeare

La tragedia di Otello, il Moro di Venezia è una delle più grandi tragedie mai scritte. Lascia sconvolti e in frantumi come nessun'altra opera di Shakespeare fa. Fu scritta probabilmente nel 1604, dopo  Amleto  e prima di  Re Lear, e rappresentata alla corte di Whitehall per il re Giacomo I nel novembre 1604. L'opera apparve nel First - Quarto del 1622, nel First - Folio nel 1623 e nel Second - Quarto del 1630. La sua fonte è Disdimona e il Moro, una novella tratta da Gli Hecatommithi del 1565 di Giovanni Battista Giraldi (comunemente conosciuto come Cinthio), a cui Shakespeare dà un valore unico, diabolico e ambiguo. L'Otello è un gioco di luce e oscurità, segreti e bugie. É un luogo dove l'inganno fiorisce, il sospetto si moltiplica, le identità sono incerte e le vere intenzioni sono ammantate di oscurità. Il dramma shakespeariano ruota intorno ai personaggi dell'astuto e vendicativo Iago, da tempo alfiere (portabandiera,  sottotenente di fanteria) di Otello e del vanitoso e geloso generale moro dell'armata veneziana convolato in segreto a nozze con la nobile Desdemona, figlia del senatore Bravanzio. Nella novella di Cinthio, l'Alfiere si innamora della bella e virtuosa Disdemona, ma non ne conquista i favori perché lei è innamorata di un comandante militare senza nome, indicato da tutti come il Moro. L'anonimo portabandiera attribuisce il suo fallimento all'amore della donna per un anonimo Capitano (il Cassio di Shakespeare) e decide di eliminare il presunto rivale. Persuade il Moro della natura adultera dei rapporti tra sua moglie e il Capitano, e complotta con lui per uccidere sia Disdemona che il Capitano.  Nella narrazione di Cinthio, l'Alfiere picchia a morte Disdemona, la adagia sul letto, le ferisce la testa e, come concordato, abbatte con il Moro parte del soffitto per mascherare l'omicidio da incidente. Shakespeare trasforma la storia: la preferenza di Otello accordata a Cassio e non a Iago per la promozione a luogotente trasforma l'adorazione dell'alfiere per il moro in odio pieno di rancore. Iago, come il Satana di Milton ("solo distruggendo trovo sollievo ai miei pensieri implacabili"), arde di un'energia furiosa e ordisce la sua vendetta. Versa il suo veleno nelle orecchie di Otello, trasformando l'intero dramma e il rapporto Otello - Desdemona in un tormentato pas de deux, in una lenta e inesorabile danza della morte. Il grande ingannatore, insidioso e plausibile, abilmente manipola  Desdemona ("una ragazza timida", secondo le parole del padre), Cassio, e Roderigo, per distruggere Otello che folle di gelosia per il presunto tradimento con il subordinato capitano, si trasforma in un ossessivo e maniaco omicida.

Io odio il Moro; e si crede, di fuori,

ch’egli abbia fatto pure le mie veci

nel mio letto... Non so se ciò sia vero;

ma il solo sospettarlo mi fa agire

contro di lui come fosse certezza.

Egli mi stima molto; tanto meglio

potrà perciò operare su di lui

il mio proposito Cassio è un bell’uomo

Vediamo escogitare la maniera

d’ottenere il suo posto…

Come?... Ecco: passato un certo tempo,

avvelenare l’orecchio d’Otello

pian piano insinuandogli che Cassio

è troppo in confidenza con sua moglie.

La sua prestanza, i suoi modi galanti

son fatti apposta per destar sospetto,

per trascinar le donne all’adulterio.

Il Moro è d’indole franca ed aperta,

tanto da reputar uomini onesti

quelli che tali son solo di fuori;

si lascerà menare per il naso

con la docilità d’un somarello

Ecco, ci sono. Il mio disegno è fatto.

Ora tocca all’inferno ed alla notte

portare questo parto mostruoso

alla luce del mondo.








 


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