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“Molto rumore per nulla”: Beatrice, Benedetto e l’arte degli inganni

 


La battuta più scioccante di Molto rumore per nulla è probabilmente quella in cui Beatrice, alla domanda di Benedetto su come possa dimostrarle il suo amore, risponde senza esitazione: “Uccidi Claudio.” Una richiesta così estrema, pronunciata in un’opera spesso liquidata come commedia romantica, sorprende ancora oggi per la sua audacia. Claudio, del resto, non è un estraneo: è il giovane conte innamorato di Ero, la figlia di Leonato e cugina di Beatrice. Ma Claudio è anche un uomo facilmente manipolabile. Don Giovanni, il fratello illegittimo del principe, e il suo complice Borachio gli fanno credere, attraverso un inganno orchestrato con cura, che Ero sia stata infedele la notte prima delle nozze. Claudio non riflette, non mette in discussione, non verifica: crede e basta. E nel momento del matrimonio, davanti a tutta Messina, umilia Ero, la trascina pubblicamente nella vergogna e la chiama persino “arancia marcia”. Quando Ero sviene e viene creduta morta, Beatrice non sopporta più: la sua furia esplode, la sua ironia si fa lama. È in questa tensione che pronuncia “uccidi Claudio”: non un vero desiderio di morte, ma un grido di giustizia, un modo di far capire a Benedetto che amare significa scegliere e rischiare. È il momento in cui Beatrice si rivela in tutta la sua complessità: volubile, ardente, ferocemente leale. È anche il momento in cui Shakespeare mostra il suo genio: serio e comico, scioccante e tenero, tutto allo stesso tempo.

La sottotrama che ruba la scena

È ironico che Beatrice e Benedetto rappresentino tecnicamente la sottotrama. La storia principale riguarda Claudio ed Ero, ma sono le schermaglie verbali tra Beatrice e Benedetto a catturare l’immaginazione di chi legge e di chi assiste allo spettacolo. Le loro battute, rapide, divertenti, pungenti, sono il cuore dell’opera. Beatrice, soprattutto, domina la scena. Rispetto a Claudio, che cade facilmente nell’inganno, e ad Ero, che subisce più che agire, lei è saggia, arguta, ferita, e possiede il doppio del potenziale drammatico. La sua intelligenza non è un ornamento ma un’arma; la sua ironia non è un gioco, ma un modo di sopravvivere dentro una società che pretende che le donne siano pure, mute e soprattutto obbedienti.

Amore, inganni e ...

Molto rumore per nulla è attraversata da ossessioni patriarcali: l’onore femminile, la verginità, la reputazione. Don Giovanni sfrutta proprio questi punti deboli per distruggere la felicità di Claudio. E Claudio, invece di fidarsi della donna che dice di amare, crede subito all’inganno. Il meccanismo che manda avanti l’opera è lo stesso che spesso distorce le relazioni umane: pettegolezzi, fraintendimenti, intercettazioni. Shakespeare mostra come una comunità possa essere manipolata, come una bugia possa diventare verità se detta al momento giusto, alla persona giusta, con la giusta insistenza. Beatrice e Benedetto, però, vengono ingannati per amore. Gli altri personaggi organizzano una scena in cui ciascuno ascolta, in segreto, gli amici parlare dell’“amore segreto” che l’altro proverebbe per lui. È attraverso questa finzione che i due si avvicinano. Più tardi, un'altra intercettazione, quella di Borachio che si vanta della sua impresa, smonta il castello di menzogne che ha distrutto la reputazione di Ero.

Una commedia che è tutto tranne che semplice

Shakespeare amava profondamente l’inglese, giocava con il senso e la musica delle parole, e in quest’opera si diverte con doppi sensi, allusioni e giochi linguistici (si ricorda che “nothing” era anche slang per “vagina”, un dettaglio che aggiunge ulteriori strati alla trama).L’opera è una danza tra leggerezza e oscurità. Inizia con umorismo brillante, diventa improvvisamente tremendamente seria nella scena del matrimonio fallito, e si chiude con una comicità più matura, più dolce, più consapevole.

Il finale: amore e ironia

Alla fine, la tragedia viene scongiurata. Borachio confessa, Ero viene scagionata, e Claudio,  credendo di sposare una cugina, ritrova davvero Ero. Beatrice e Benedetto, dopo aver negato a lungo i propri sentimenti, cedono alla tenerezza che li ha sempre uniti. Sono loro, Beatrice veloce, ardente e indomabile, e Benedetto, adorabilmente pomposo, a regalare i momenti più memorabili dell’opera. La loro alchimia amore/odio non si risolve mai del tutto, e proprio per questo rimane viva, vibrante, irresistibilmente umana. In Molto rumore per nulla, Shakespeare ci mostra che l’amore può nascere dall’inganno, che la gelosia può distruggere, che il pettegolezzo è un’arma potente, e che la verità,  proprio come Ero, può svenire, cadere, ma alla fine rialzarsi. Ed è Beatrice, la più brillante e ferita del gruppo, a ricordarci che a volte l’unico modo per cambiare una storia è avere il coraggio di pronunciare una frase impossibile.

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