Nietzsche: il filosofo dai mille volti (parte I)

Dal momento in cui pubblicò il suo primo libro nel 1870 fino al crollo mentale del 1888, Nietzsche (1844 - 1900) scrisse con molto vigore, distinguendosi tra i filosofi del XX secolo per la sua originalità e influenza. Alcune delle sue opere però hanno contenuti contraddittori ed è difficile descrivere le sue attività in una sola parola e avere una visione unificata del filosofo Nietzsche. Proviamo a dividere le sue opere in base al soggetto.

  • Nietzsche come metafisico. 
  • Contro una tendenza di lunga data a separare Nietzsche dalla metafisica, La nascita della tragedia (1872) parla di una verità universale primordiale e profonda a cui Nietzsche dà il nome di Dioniso, il dio greco del vino, delle passioni sfrenate, delle estasi legate alla terra, ma anche il dio sofferente, morente e perseguitato. Dioniso è definito da Nietzsche come "il dio dalle molte forme e dalle profondità spaventose e inesprimibili. Un dio inebriato e pazzo che richiede il nostro pensiero più profondo". Per Nietzsche Dioniso simboleggia la pienezza della vita e la violenza della morte senza distinzione, l'accettazione degli aspetti problematici, orribili e malvagi dell'esistenza e la giustificazione della sofferenza sia a livello personale sia a livello cosmico. Dioniso è l'accesso a una unità primordiale (la realtà metafisica che esiste dietro le cose e il mondo delle apparenze) naturale, sotterranea, fangosa, caotica, dolorosa, mortale, senza misura e in costante cambiamento che scorre sotto tutte le apparenze e causa di tanta sofferenza.  Questa verità universale, più grande di ciò che i nostri poteri razionali e scientifici possono comprendere, difficile da tollerare e che trasmette l'idea che che la sofferenza e il dolore fanno parte dell'essenza primordiale delle cose, è visibile attraverso una forma indiretta e superficiale, attraverso una strategia che offre uno scorcio su questa realtà in una forma sopportabile e affascinante. Nietzsche chiamò questa forma Apollo, il dio della luce, della ragione, dell'armonia e dell'equilibrio, della scultura e di qualsiasi forma d'arte sognante e celeste.  In contrapposizione all'elemento dionisiaco, che porta con sè una frenesia mistica in cui gli individui dimenticano le differenze tra loro e agiscono tutt'uno con gli altri e con la natura, Nietzsche identificò l'apollineo come l'elemento che definisce ogni cosa nel mondo come qualcosa piuttosto che qualcos'altro.  Questo perchè Apollo è una forza che dà separazione, ordine, civiltà, forma, caratterizzata da misurata moderazione e distacco. Apollo è un sogno lucido di civiltà, di individualità, di ordine e di bellezza in cui il sognatore è consapevole dell'irrealtà  ma vuole continuare a viverci perchè fornisce una esperienza ordinata e desiderabile. L'elemento apollineo è l'apparenza che rende desiderabile la vita. Mentre la poesia epica onvece di esprimere la verità del mondo ergeva una grande muraglia che arrestava lo slancio dionosiaco, secondo Nietzsche la tragedia greca del V secolo a.C.  (Edipo Re, Ecuba, La trilogia di Orestea dei grandi tragici Sofocle, Euripide ed Eschilo) presenta la verità dionisiaca in stile apollineo. Da qui provengono quindi le famose parole riferite all'arte: "il compito più alto e l'attività veramente metafisica di questa vita". Accolto con grande disprezzo La nascita della tragedia contiene l'idea che il mondo non è altro che follia ed estasi e che la nostra stessa esistenza è una tragedia. Questa è la verità per Nietzsche. Non possiamo vivere se non affrontiamo direttamente questa verità, se non accettiamo di avere una "disposizione tragica" ossia una disposizione a vivere con una tragica consapevolezza della vita e ad abbracciare il divenire con tutto il dolore in esso contenuto. Fortunatamente abbiamo l'arte. L'arte e in particolare la tragedia, che trae la sua forza dall'esporre le profondità che giacciono sotto la nostra superficie razionale, fornisce una consolazione metafisica e una catarsi.




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