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Alice tra sogno e realtà

Due sono i termini caratteristici - Sogno e Realtà- intorno a cui si svolge tutta la storia di Alice e del suo viaggio  nel mondo del sottosuolo o del sotto sopra , un  luogo straordinario nel quale tutte le regole del reale vengono infrante e capovolte, un mondo parallelo nel quale la logica, nel suo sforzo di indovinare  i nessi fra un evento e l’altro, è destinata ad essere continuamente sconfitta. E, il dominio dell’assurdo si rivela immediatamente sul piano degli avvenimenti e della comunicazione verbale: tutto quello che viene detto dagli abitanti del Paese delle Meraviglie sembra  costantemente    contraddetto.   Il linguaggio  diventa prevalentemente luogo di giochi di parole e di associazioni impensabili, diventa forma incapace di esprimere un significato afferrabile e definibile. E il nonsense (gioco di parole, indovinello all'apparenza buffo miscuglio di parole senza senso) è la manifestazione più esemplare di questa negazione del se...

Lewis Carroll

Una delle storie più conosciute di tutti i tempi  quella di Alice nel Paese delle Meraviglie. Ma chi era lo scrittore Lewis Carroll? E la bambina di cui probabilmente narrò le avventure nel mondo sotterraneo?  In sintesi, soddisfiamo questa curiosità... Alice Pleasance Liddell  era la figlia di Henry Liddlell,  il preside del Christ Church College,  uno dei collegi costituenti l'Università di Oxford dove Carroll arrivò  nel 1851 per insegnare matematica,  ed era nata il 4 maggio 1852. Aveva sei sorelle e quattro fratelli. Era brunetta e molto carina. Fra gli amici del papà ce n’era uno che le era particolarmente affezionato: il reverendo Charles Ludwidge Dodgson riservato e meticoloso, proprio come ci si immaginerebbe un matematico dell'Università di Oxford.  Ma Charles Ludwidge Dogdson nell’immaginario collettivo non è uno scienziato famoso ma il papà di una delle storie più raccontate di sempre: “Alice nel paese delle meraviglie". Figura cur...

A breve sull'Isolachenonc'è - Alice: tra sogno e realtà -

Alice cominciava a non poterne più di starsene seduta accanto alla sorella,sulla riva del fiume,senza far niente: un paio di volte aveva dato un’occhiata al libro che la sorella stava leggendo, ma non c’erano figure né storielle, “e a che serve un libro” pensò Alice, “se non ha figure né storielle?”. Cominciò allora a considerare tra sé (per quanto era possibile, perché la giornata molto calda la faceva sentire assonnata, intontita) se valesse la pena alzarsi e raccogliere un po’ di margherite, tanto per il piacere di intrecciare una coroncina. Quand’ecco che improvvisamente  le passò accanto di corsa un Coniglio Bianco con gli occhi rosa. La cosa non le pareva avere in sé nulla di speciale; e Alice non pensò che fosse poi tanto strano sentire il Coniglio che diceva tra sé: “Santo cielo! Santo cielo! Arriverò in ritardo!... Tuttavia quando il Coniglio tirò fuori un orologio dal taschino del panciotto, lo guardò, e poi riprese a correre, Alice saltò in piedi...lo rincorse ...

Oggi sull' Isolachenonc'è scopriamo cosa sono le fanfiction.

“Si chiamano fanfiction  e sono opere letterarie scritte dai fan prendendo spunto da personaggi e trame di un’opera originale, sia essa letteraria, cinematografica o televisiva”: così Wikipedia definisce uno dei fenomeni del momento. Sempre più libri, film o serie televisive fanno scatenare la fantasia dei fan che scrivono, pubblicano sul web e, in alcuni casi, producono serie televisive. “Cosa sarebbe successo se...?” Continuare una storia, ribaltare un finale, dare agli eventi della trama originale nuovi e impensati sviluppi, descrivere situazioni avvenute in tempi precedenti o successivi alla storia narrata, le fanfiction non sono nate con la rete (s i parla addirittura di racconti scritti in tempi remoti dai fan del celebre detective inglese Sherlock Holmes).  Dopo Harry Potter e al pari con Il Signore degli Anelli, La saga di Twilight di Stephenie Meyer conta un numero impressionante di fan che scrivono, disegnano e commentano. E si chiama fandom la comunità fo...

L'importanza del gioco

“Non c’è cosa più seria del gioco” (Donald Winnicott)  Ed è proprio così! Winnicott famoso psicanalista inglese considerava il gioco come un’attività completamente naturale del bambino e considera il gioco un’importante area transizionale , cioè una dimensione intermedia fra mondo esterno e mondo interno là dove, proiettando con l’immaginazione le proprie angosce interne su oggetti reali, i bambini imparerebbero a controllarle e a gestirle sviluppano creatività e autonom ia . Così, il gioco assume in alcuni casi l'aspetto di imitazione del comportamento adulto e dà la possibilità al bambino di ricreare situazioni per rivivere momenti che lo hanno particolarmente divertito, spaventato o interessato, scaricando così tensioni accumulate. In questo modo il bambino cresce e compie la propria maturazione psicologica. Il gioco, partendo dalla spontaneità del bambino favorisce uno sviluppo psicofisico armonico. Attraverso il piacere ludico si sviluppa la motivazione, di conseg...